Dal 20 al 27 settembre, milioni di persone scenderanno in piazza per far sentire la propria voce e lottare per il pianeta in quello che sarà il Global Climate Strike. Il cambiamento climatico è il problema più importante dei nostri tempi e, mentre l’Amazzonia brucia ancora, il momento di fare qualcosa è già arrivato. In tal senso, un passo avanti importante e necessario per poter attuare in maniera rapida l’accordo di Parigi sul riscaldamento globale ha rappresentato la richiesta del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, di ospitare il prossimo 23 settembre il vertice sul clima al fine di far fronte a una sfida che riguarda ognuno di noi. Guterres, quindi, ha chiesto a tutti i leader di essere presenti a New York con piani realistici, concreti, che possano aumentare i contributi e che siano in linea con la riduzione delle emissioni di gas serra del 45% nel prossimo decennio, arrivando ad azzerarle entro il 2050.
Le emissioni globali, infatti, stanno raggiungendo livelli record e i dati non sembrano promettere bene. Gli ultimi quattro anni sono stati quelli più caldi mai registrati nella storia e le temperature invernali nell’Artico sono aumentate di 3° C dal 1990. Il livello del mare cresce, le barriere coralline stanno morendo e l’impatto del cambiamento climatico, che minaccia la salute, si sta mostrando chiaramente attraverso l’inquinamento atmosferico, con ondate di calore e rischi per la sicurezza alimentare. Anche per questo motivo i ragazzi di tutto il mondo si stanno mobilitando per sensibilizzare la popolazione planetaria al fine di contrastare un’emergenza non più procrastinabile. Se si inizia ad agire adesso, infatti, è possibile ridurre le emissioni di carbonio entro 12 anni, mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2° C e, come ha richiesto la scienza, a 1.5° C sopra i livelli pre-industriali. L’accordo di Parigi è già un buon inizio, ma se non è seguito da un’azione ambiziosa perde ogni significato. È necessario, dunque, che ci sia una vera e propria trasformazione delle economie in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Il Summit di New York riunirà i governi, il settore privato, la società civile, le autorità locali e altre organizzazioni internazionali per sviluppare soluzioni in sei aree: le energie rinnovabili, verso le quali deve avvenire una transizione globale, infrastrutture e città sostenibili, agricoltura sostenibile e gestione delle foreste e degli oceani, adattamento agli impatti climatici, allineamento delle finanze pubbliche e private verso un’economia senza sprechi. Del resto, questa lotta contro il tempo, che necessita di soluzioni celeri, può persino rafforzare l’economia, creare nuovi posti di lavoro, garantendo comunque aria più pulita, preservando habitat naturali e biodiversità. La tecnologia fornisce soluzioni ingegneristiche che permettono di diffondere energia a costi davvero inferiori rispetto a un mercato basato sui combustibili fossili, come nel caso dell’energia eolica e di quella terrestre che sono le più economiche in assoluto. La trasformazione, quindi, deve avere il maggior impatto possibile e proprio per questo motivo il Segretario Generale Guterres ha dato priorità ad alcuni portafogli di azioni che hanno un potenziale molto elevato per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, permettendo un’azione globale maggiore.
I Climate Strike, tuttavia, non possono da soli risolvere la crisi climatica. Ciò che queste manifestazioni possono fare, però, è dimostrare che le persone non sono più disposte a restare ferme a guardare. L’urgenza del surriscaldamento globale richiede un nuovo approccio e una risposta rapida incentrata su diritti umani, equità e giustizia. La protesta, inizialmente solitaria, di Greta Thunberg ha attirato l’attenzione del mondo e dallo scorso anno a oggi si è diffusa tra milioni di studenti che insieme a lei cercano di combattere per il loro futuro e per quello del pianeta. Quanto sta accadendo, però, non è soltanto interesse dei giovani: tutti devono mobilitarsi per inviare un messaggio importante ai leader mondiali e richiedere giustizia climatica.
Gli scioperi di questo mese daranno il via a un’enorme ondata di azione e di rinnovata ambizione planetaria. Per gli school strikers la più grande mobilitazione di sempre sarà quella del 20 settembre, mentre i sindacati e gli adulti di tutto il mondo stanno già preparando le proprie manifestazioni nella settimana che parte già questo venerdì in oltre 150 Paesi e termina il prossimo 27. Ai Global Climate Strike parteciperanno associazioni legate all’ambiente, alla sanità pubblica, alla giustizia sociale e di sviluppo, ma la partecipazione di ogni singola persona è fondamentale. Le date di settembre, quindi, sono solo un inizio per la mobilitazione di massa che sarà necessaria per fare pressione sui governi mondiali affinché agiscano in linea con la scienza.
Per tutti questi motivi, ognuno dovrebbe partecipare al Global Climate Strike, perché il tempo di agire è arrivato e adesso è necessario combattere insieme affinché la giustizia climatica sia fatta. Noi siamo pronti e voi?