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Famiglie arcobaleno: checché ne dica il governo, sono famiglie

Chiara Barbati di Chiara Barbati
20 Marzo 2023
in Attualità
Tempo di lettura: 5 minuti
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Vorrei dire ai governi di destra che è arrivato il momento di andare avanti. Vorrei direi ai governi di destra – al nostro e a quelli degli altri Paesi – che il mondo è andato oltre e che anche loro dovrebbero almeno provare ad adeguare le dottrine che li muovono ai tempi moderni. Vorrei dire ai governi, soprattutto a quelli che non si nascondono dietro la religione ma che si fanno solo portatori di ideologie superate, che è arrivato il momento di riconoscere che la guerra ai (e non per i) diritti civili non è una questione politica, non è una questione di destra o di sinistra. Perché i diritti civili sono roba che riguarda tutti e sentirsi superiore, sentirsi normale, è ormai passato di moda.

Mentre il mondo va avanti e si confronta con nuove gravi questioni, ci sono storie, ci sono problemi che avremmo dovuto aver risolto da un pezzo. Diritti, che anacronisticamente continuiamo a negare, che dovrebbero essere scontati. E, invece, il governo italiano, anziché pensare al nostro futuro, continua nel suo tentativo fuori tempo. La vittima preferita dell’esecutivo Meloni, si sa, è la comunità LGBTQIA+. Il problema, questa volta, sono le famiglie arcobaleno, quelle composte da una coppia di individui dello stesso sesso che vorrebbero, o hanno già, dei figli.

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Ai governi di destra ancora non va giù che anche una composizione di persone come quella appena descritta possa essere definita famiglia e fanno di tutto per impedirne la definizione. Una circolare del Ministero dell’Interno ha di fatto vietato alla città di Milano, una delle pochissime città italiane che all’anagrafe permetteva la registrazione dei figli nati da una coppia omogenitoriale, di proseguire con questa sana abitudine. Con questo provvedimento, solo il genitore biologico potrà riconoscere la prole, lasciando dunque scoperti di fondamentali diritti non solo i genitori, ma anche quella categoria tanto apparentemente tutelata dalla destra: i più piccoli.

Pensate ai bambini, urlano ogni qualvolta vogliono negare qualcosa a qualcuno. I bambini hanno diritto ad avere un padre e una madre, i bambini hanno il diritto di camminare per strada senza il rischio di imbattersi in scene disgustose che certamente turberebbero la loro quiete, come due persone che si tengono per mano se dello stesso sesso. Ma le tutele, a quanto pare, si fermano qui, perché i bambini non hanno il diritto di essere riconosciuti e legalmente affidati ai genitori che li hanno voluti.

Mentre l’Europa invia ai suoi Stati membri il certificato di filiazione, perché i figli delle coppie omogenitoriali di ogni Paese siano riconosciuti come tali anche in tutti gli altri, l’Italia si impegna a restare indietro, bloccando il regolamento UE con una proposta di risoluzione e, contemporaneamente, ricordando a tutto il popolo italiano che i figli non sono di chi li ama, di chi li desidera, di chi li cresce, li adotta, ma solo di chi li concepisce.

Se questa decisione può apparire poco più di una questione formale, che non intacca la quotidianità delle famiglie, è bene sapere che, invece, crea non poche difficoltà nella vita di migliaia di persone. Di fatto, non permettere l’iscrizione ai registri anagrafici di entrambi i genitori significa, in caso di separazione, che solo il genitore che condivide del patrimonio genetico con il figlio sarà tutelato e che dunque al bambino o alla bambina potrebbe essere preclusa la possibilità di frequentare entrambi i suoi papà o le sue mamme. Significa che tutte le decisioni legali relative alla vita della prole potranno essere prese da un solo parente, non tutelando così né la genitorialità dell’altro né il diritto della prole di avere due genitori a occuparsi delle decisioni importanti. E, soprattutto, significa che se malauguratamente dovesse accadere qualcosa al genitore biologico, se dovesse morire, ammalarsi tanto da essere incapace di intendere e di volere, se dovesse essere impossibilitato in qualunque modo a prendersi cura dei figli, questi ultimi risulteranno, agli occhi dello Stato, orfani. In effetti, decisamente meglio non avere alcun genitore, invece che averne due del sesso sbagliato.

La guerra ai diritti civili, alla comunità LGBTQIA+ e alle famiglie arcobaleno è diventata un’ossessione per quei governi di destra che stanno perdendo terreno sulle battaglie più radicali che hanno sempre avuto a cuore. Ma la consuetudine di escludere il prossimo dai diritti civili si sta lentamente trasformando in qualcosa di ancora più crudele. Sta tentando la separazione di nuclei che, di fatto, sono già famiglie, qualunque cosa ne pensino i politici al governo. Sta strappando via i figli ai genitori e i genitori ai figli. Sta portando avanti una battaglia senza senso, che tenta di negare la realtà, quella in cui le famiglie arcobaleno già esistono, già vivono.

Ecco, alla luce di tutti questi parametri, vorrei dire ai nostri cari governi di destra di trovarsi altre battaglie. Che capiamo il motivo per cui si accaniscono tanto sui diritti civili e su quelli umani perché non restano tante guerre da vincere ai conservatori. Ma che è proprio arrivato il momento di rivedere i programmi, di abbandonare le ideologie superate e di rinnovare la propria proposta con concetti più moderni, più contemporanei, più umani.

Dopotutto, si può essere di destra rispettando il prossimo. Si può essere di destra riconoscendo i diritti delle persone diverse da sé. Ma non si può avere umanità negando ai figli i propri genitori, negando all’amore di esistere, negando alle persone la vita. Quella non è ideologia, non è politica, non è programma elettorale. È una roba superata, fatta di intolleranza e decisamente incompatibile con i tempi moderni. E non possono sopravvivere a lungo governi così.

Prec.

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