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“Cocainorso”: una brutta storia per un brutto film

Alessandra Trifari di Alessandra Trifari
8 Maggio 2023
in Cinema
Tempo di lettura: 4 minuti
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Prendete una brutta quanto triste vicenda di cronaca, unitela alla brama di fare marketing, amalgamate il tutto con una discutibile sceneggiatura e condite con interpretazioni ed effetti speciali pessimi. Ecco a voi Cocainorso.

Soltanto il titolo (in originale Cocaine Bear, quindi la traduzione italiana è rimasta fedele a questo scempio, senza inutili sottotitoli almeno) basta per suggerirci a cosa potremmo andare incontro scegliendo la visione di quest’opera. Una pellicola uscita nelle sale italiane il 20 aprile e che già dai primi rumors aveva suscitato una tale euforia e curiosità – oltre a una serie di meme – che ad attenderla erano in molti, sebbene con la consapevolezza che sarebbe stato un film senza pretese e piuttosto trash. La motivazione è sicuramente, prima di tutto, l’incredibile vicenda reale alla quale è ispirato.

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Per la regia di Elizabeth Banks, Cocainorso narra la storia di un orso nero americano che ingerisce un panetto di cocaina abbandonato in una foresta della Georgia e diventa un killer psicopatico, dando la caccia ad alcuni gruppi di ignari visitatori. La carneficina è dunque assicurata e, visti i presupposti, anche le risate. Invece si rivela un film noioso e semplicemente brutto, risultato di una regista che forse non sapeva neppure lei su che tipo di genere vertere.

In primis va detto che la storia reale è molto meno emozionante di quanto si possa pensare. Sebbene pare che per gli studiosi l’orso, dopo aver ingerito la droga, si sia trasformato anche per pochi minuti in un ferocissimo predatore, il risultato non è stato un killer ma semplicemente un povero orso morto di overdose e ritrovato cadavere dopo qualche settimana. Nessuno infatti sembra aver perso la vita a causa sua al contrario di come mostra il film. Dunque, cosa è successo realmente?

Tutto ha inizio nei primi anni Ottanta con Andrew Carter Thornton, figlio di una famiglia di allevatori di cavalli del Kentucky. Un tempo agente di polizia specializzato nel narcotraffico, Thornton viene arrestato con l’accusa di far parte di un gruppo di trafficanti di armi e droga detto The Company, in cui sembrano essere coinvolti anche altri poliziotti. Tra accuse e patteggiamenti, viene condannato a soli sei mesi di carcere e al pagamento di una multa ma continua senza remore la sua carriera all’insegna del narcotraffico.

È il 1985 quando il suo corpo senza vita viene ritrovato in una stradina di Knoxville, in Tennessee. Indossa un giubbotto antiproiettile e un paracadute mai aperto e a circa cento chilometri di distanza c’è il suo aereo precipitato. Pare che, durante il volo, le cose non siano andate come previsto: Thornton ha provato a lanciarsi dal velivolo con il carico ma ha battuto la testa, perdendo i sensi, e il suo paracadute non si è aperto, uccidendolo. Il carico di circa 30 chili di cocaina che stava trasportando, dal valore nientemeno che di 14 milioni di dollari, risulta perciò disperso.

Sono trascorsi alcuni mesi dall’accaduto e un episodio incuriosisce e sconvolge non poco i responsabili della Chattahoochee National Forest, in Georgia. Un cacciatore trova un orso nero di 80 chili morto, con lo stomaco – l’autopsia rivelerà in seguito – pieno di cocaina pura al 95%. Sebbene non sia chiaro se l’orso abbia ingerito tutto il carico o solo una parte, il suo organismo è completamente collassato, finendo per subire svariati effetti devastanti quali emorragia cerebrale, ipertermia, collasso dei reni e del cuore, infarto. Per completare in bellezza, lo sventurato animale è stato imbalsamato ed esposto come attrazione del Kentucky for Kentucky Fun Mall, con l’ormai noto soprannome di Pablo Escobear. Una storia che ha dell’assurdo ma che era prevedibile solleticasse i palati per possibili prodotti cinematografici.

Qui nasce Cocainorso, un film che già dal trailer si presume non voglia prendersi troppo sul serio, virando volutamente quasi sul trash. D’altronde, Elizabeth Banks non è certo nota per aver diretto pellicole di grande spessore. Ricordiamo Pitch Perfect 2 nel 2015 e Charlie’s Angels nel 2019. Continuando questa estenuante battaglia con la macchina da presa, la Banks mette in scena un action che si confonde con l’horror e poi con lo splatter e poi con il comedy e poi ancora con il drammatico, il cui risultato, quando si fa così tanta confusione senza criterio, è uno soltanto: tutto e niente. Vai al cinema per farti due risate e vedere un orso strafatto e invece ti accorgi che l’orso – a questo punto diremmo per fortuna, vista l’orrida CGI – compare davvero in poche scene.

Come in molti monster movie il cui titolo riporta il nome della creatura, quest’ultima viene mostrata raramente per cedere invece spazio a protagonisti inutili le cui storie non interessano a nessuno. Cocainorso è infatti pregno di sottotrame ridondanti e mal scritte. Abbiamo il gruppo di adolescenti ribelli, il poliziotto sulle tracce del narcotrafficante, l’attivista per la fauna selvatica (come ci sia finito Jesse Tyler Ferguson in questo ruolo resta un mistero), i classici due ragazzini fastidiosi seguiti dalla mamma in pena (Keri Russell). C’è anche la ranger della riserva naturale, interpretata da Margo Martindale, attrice nota per aver doppiato se stessa nella serie animata BoJack Horseman e per altre produzioni seriali quali Justifield, The Americans o, più recente, The Watcher.

Un minuto di silenzio invece per la presenza nel cast di Ray Liotta, forse convinto sotto ricatto, il quale interpreta Syd White, un boss della droga alla ricerca del carico disperso. È triste pensare che il film sia dedicato a lui poiché si tratta della sua ultima apparizione cinematografica prima di morire nel sonno, circa un anno fa. Speriamo davvero che sarà ricordato di più per i suoi ruoli precedenti. Nemmeno la colonna sonora si salva, forzatamente anni Ottanta e piazzata nelle scene un po’ a caso. Come anche la violenza, del tutto gratuita e priva di senso.

Una polemica che il film ha dovuto affrontare, inoltre, è quella di essere uscito in sala proprio nello stesso periodo del tragico episodio del ragazzo sbranato dall’orsa in Trentino. Un caso che ha fatto non poco discutere a causa delle opinioni contrastanti circa il potenziale abbattimento dell’animale colpevole soltanto di aver agito come fa un animale: per istinto. Che sembri abbastanza correlato questo non lo neghiamo, ma le riprese e in seguito la scelta della distribuzione hanno poco a che fare con il caso di cronaca e il tutto si può catalogare semplicemente come una fortuita coincidenza. Magari, su tante modalità di sensibilizzazione, quella con un orso a cui basta trangugiare panetti di coca come caramelle per trasformarsi di colpo nell’incredibile Hulk risulta forse la meno efficace.

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Alessandra Trifari

Classe 1991. Dottoressa in storia dell'arte e disegnatrice. Scrive da sempre e la sua mente viaggia tra arte, cinema, musica e parità di genere. Dei due sentieri, sceglierà sempre il meno battuto.

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