Chi di noi non vive inseguendo delle passioni? Chi, con sacrifici e rinunce, non spera a ogni costo di poter concretizzare i propri desideri? Spesso, i nostri sforzi e le nostre scelte sono ostacolati e influenzati da una società paralizzata, restia e ostile al cospetto della complessità e della precarietà che comportano determinati stili di vita quale, ad esempio, quello degli artisti.
Dimmi come posso andare avanti senza avere successo? Che mi va bene lo stesso… In fin dei conti, tutti mirano al successo e se non ti sta bene, la colpa è del progresso: recita, così, un pezzo della canzone di Giovanni Block, intitolata Senza Avere Successo, che descrive la tanto ambita scalata verso la notorietà.
Il cantautore, chitarrista, compositore e produttore discografico napoletano, classe ’84, già da giovanissimo, ha deciso di intraprendere, con coraggio e dedizione, il suo percorso di crescita musicale e artistica. Nei suoi testi va controcorrente e, con originalità e freschezza, riesce ad affrontare tematiche e controversie attuali, dilemmi sociali e privati, trasmettendo ideali, sensazioni e sentimenti puri, autentici, senza preoccuparsi di affannarsi per raggiungere esclusivamente la popolarità. L’obiettivo e l’essenza delle canzoni è quello di farsi conoscere, sono quello che faccio, sono semplicemente me stesso, la musica nasce dalle emozioni che, arricchite e assemblate in poetici versi, si fondono e si legano tra loro generando pezzi innovativi e coinvolgenti.
Un posto ideale (2011) è il titolo del suo primo disco frutto di un’accurata attenzione e selezione dei testi, di una ricerca che mira alla conquista del luogo perfetto, un percorso di ritrovamento e di piena consapevolezza di se stesso che ha portato, dopo un grande successo, a un secondo album: S.P.O.T. (Senza Perdere ‘O Tiemp), nel 2016.
Vincitore del Premio Disco Martini, candidatosi come miglior disco in dialetto alle Targhe Tenco 2016, S.P.O.T. ha rappresentato un nuovo traguardo per l’artista che ha inserito nei brani veri e propri elogi alla libertà e messaggi di forza, come quelli che emergono, ad esempio, in ‘O mare va truvann’ ‘e fort, in cui è presente l’invocazione alla figura del gabbiano che sorvola le acque libero, vivendo con la forza e la spensieratezza che la natura stessa gli richiede, un animo forte e intraprendente, anche più di quello dell’essere umano, spesso troppo fragile.
Non mancano, tra le altre, riflessioni sulla cultura popolare, quella del “sottosuolo”, con cui, talvolta, gli artisti sono costretti a confrontarsi e dove imparano a esternare la loro grinta e motivazione, come descrive Dint’ all’ underground. Nel disco, inoltre, anche canzoni satiriche, quale Adda venì baffone, in cui si alternano un mix di rassegnazione e speranza a spirito di rivolta e alla creazione di utopiche aspettative.
Un’evoluzione continua, insomma, una dedizione alla musica e alla composizione che ha avuto inizio quasi per gioco, quando già da bambino Giovanni era noto a scuola e apprezzato dalle insegnanti che intravedevano in quell’artista così piccolo un talento e una predisposizione sorprendenti. Il bambino del flauto traverso che girava per le classi per dare prova delle sue abilità musicali, che è cresciuto e ha imparato a suonare chitarra e pianoforte per poi scrivere brani.
La prima canzone realizzata, a soli diciannove anni, si intitola L’uomo di città ed è stata prodotta dalla Polosud Records, casa discografica che tuttora si occupa dei suoi dischi, arricchiti anche da ironia e dinamicità. Da testi profondi e delicati quali Veliero, Preghiera, Violette e gerani, si passa a ritmi travolgenti, sottili e sarcastici come ad esempio Il paese del vinello, L’epoca del presidente e Il proprietario del locale.
I pezzi di Block fanno audience in tutto lo Stivale e mirano a un pubblico napoletano non “terrone” ed estremamente verace. Il pubblico di una Napoli europea, una città che rappresenti l’Italia intera, ai suoi occhi cosmopolita, quasi utopica, che riesca a vedere oltre i luoghi comuni, un posto autentico e unico in tutte le sue sfumature. Un’Italia che gli ha regalato tante soddisfazioni, tra i numerosi fan che riempiono teatri e locali, iconoscimenti quali la Targa Tenco assegnata al brano Le scarpe e il Premio Musicultura aggiudicato dalla canzone L’Aquilone, ma anche qualche delusione, come l’esclusione di alcuni brani da Sanremo Giovani tra cui La neve che accadrà e Preghiera, suo testo preferito.
È pressoché innegabile che le scelte privilegiate dalle nuove generazioni siano tendenzialmente sempre più funzionali e pratiche. I giovani di oggi, infatti, per timore e incertezza, preferiscono reprimere le proprie passioni per non rischiare di intraprendere percorsi non gratificanti e tortuosi. La carriera da artista è decisamente complessa e ricca di incertezze. Giovanni Block, però, è l’esempio che testimonia che il successo non bisogna rincorrerlo e ricercarlo perché se si ha talento e si riesce a farlo emergere, diventa solo un’inevitabile e mera conseguenza.