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Per Zaira, l’arte di collezionare la bellezza

Rosa Maria Gloria Basanisi di Rosa Maria Gloria Basanisi
9 Novembre 2021
in Il Fatto
Tempo di lettura: 4 minuti
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And those were the days of roses, poetry and prose.

– Tom Waits, Martha

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Ci siamo svegliati, questa mattina, pensandoti. È stata una sensazione strana. Sappiamo che accadrà spesso nei prossimi mesi, probabilmente nei prossimi anni. È curioso che avvenga, sai? Perché un’amica, come lo eri tu per noi, è più di una persona. È un’atmosfera. Appartiene allo sfondo di tutte le cose, si insinua nelle tue scelte, è parte della sicurezza che ti spinge a lanciarti verso il futuro, è la mano che ti sorregge quando stai per crollare. Di conseguenza, ci sembra davvero inusuale immaginarti lontana e provare a balbettare qualche parola – sicuramente inadeguata, sicuramente misera – per cercare di restituire la complessa e brillante bellezza di cui ci hai reso partecipi. Leggeremo tante cose su di te. È impossibile negare che tu sia stata una delle anime più profonde e delicate che abbiano abitato questa terra. E questo, credimi, non può essere raccontato. Le parole – lo abbiamo sempre detto – non possono descrivere i silenzi complici, la tua tenerezza, la tua generosità e l’amore che abbiamo provato per te. Nonostante ciò, vogliamo provarci ugualmente e così abbiamo cercato dentro di noi i ricordi più belli, più intensi e – perché no – anche più divertenti che potessero rappresentare il tempo indimenticabile che ci hai regalato. Un flusso prezioso di attimi da collezione. E poiché tu hai sempre amato collezionare piccoli stralci di bellezza e donarli alle persone che avevi accanto, abbiamo pensato di raccogliere i nostri e di regalarli a te. Riteniamo che il mondo sia davvero meno bello, adesso, mentre tu non ci sei, e per questo motivo vorremmo iniziare a dare forma alla nostra piccola collezione privata.

Le canzoni di Florence Welch; Ding; i tanti, tantissimi libri; i mulini a Sanssouci; guardare le serie tv stese sul tuo letto (tu, ovviamente, sotto le coperte); seguire due stagioni teatrali insieme; Angela Carter; le liti tra Benny e Nick di LSB; guardare Frozen in tedesco; disagiarsi a vicenda e con amore; prendere insieme i tram di Saarbrücken; mangiare schifezze insieme; Jeanette Winterson; lamentarsi del tedesco; Zaix; citare Mulan a caso; scrivere che la morte non esiste più su una parete del Piccolo Bellini; mangiare patatine di nascosto durante il digiuno pasquale; l’ingenuità disarmante che mostravi nel relazionarti; i quadri di Magritte; camminare per le strade di Napoli, parlando di tutto; il corso di fotografia insieme; Destiny is a worrying concept, I don’t want to be fated, I want to choose; il tuo amore per il tè (e per il caffè di Minimao); le creazioni di Toti Scialoja; i muffin da Mexico; Dopo 2001 – Odissea nello spazio, 2014 – Odissea nell’ospizio; ubi tu Gaia ibi ego Gaia; la sedia blu nella tua stanza napoletana; Shirley Poppy; camminare per le strade di Berlino accomunate dalla paura di un nuovo amore; il prosciutto quasi mangiato per sbaglio; ascoltare Jesus of Suburbia insieme, son of rage and love; il tuo volerti tatuare sul piede una piccola barchetta di carta; Ophelia; l’amore per gli unicorni; Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica; il tuo amore per la letteratura; imitare i professori del liceo; la spilla con scritto Und nach?; la mia futura testimone di nozze; il treno per Roma delle 6.22; il pomeriggio di finto studio sugli scogli e le tue mirabili abilità atletiche; la ballata di Sante Caserio e i canti popolari anarchici che ti sono inaspettatamente piaciuti così tanto; oggi una trentina di mail e sto persino stalkerando il parrucchiere; la tua vena polemica alla capisco che X dovesse fare Y, ma non poteva fare così?!; le tue unghie; ma tu come hai fatto a smettere di mangiarle?; le polpette di friarielli al cuore di galbanino; Itaca di Kavafis; Le vent se lève, il faut tenter de vivre; gli insetti stecco; la fine di Sense8; La romance de Marinelle di Roberto Ferri; il ristorante greco, dove i problemi divenivano più lievi; ma nella mia mente sono al caffè di Whistle Stop, davanti a un piatto di pomodori verdi fritti; i post-it sul cartellone; fatevi abbracciare; il femminismo; Orange is the new black; La cura di Battiato; i tappi nelle orecchie al concerto dei Uochi Toki; le dimensioni del punto;  la comprensione che mi hai dato anche nei momenti peggiori, anche quando avevi un conflitto d’interesse, e il sorriso con cui mi rispondevi quando anche tu avevi il buio dentro; la disarmante dolcezza con la quale hai aiutato tutti noi.

Credo che la vera bravura di un fotografo stia nel fare foto fantastiche, originali ed emozionanti a situazioni o persone “ordinarie”. […] La sfida è far parlare il volto di un vecchio, raccontare una storia, far provare delle emozioni a chi guarda. Io non invidio chi ha un animo profondo e sa parlarmi attraverso le immagini.

– Zaira, 9 Gennaio 2016

Ma che tipo di uomo sei in conclusione?
Sono un clown –
disse – faccio collezione di attimi.

– Heinrich Böll, Opinioni di un clown

Non siamo certi del fatto che questo flusso possa far trasparire le bellezza insita in ognuno di questi momenti, in ogni piccola esperienza, ma sappiamo con certezza che tu, più di tutti, lo avresti capito. Non abbiamo conosciuto mai nessuno così attento al valore e all’importanza delle piccole cose. Nessuno, infatti, ci potrà restituire la sensazione che provavamo mentre tu ridevi e ti prendevi cura di noi. Il senso di essere, nonostante la nostra piccolezza, degni di essere amati.

La morte non esiste più,
non parla più
non vende più
mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci
i nostri sogni
e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano
a lasciarle stese al sole.
Stringimi le mani,
non è niente,
che la guerra passerà.

E niente muore.

Prec.

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