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Paul Cézanne e l’armonia parallela alla natura

Francesca Testa di Francesca Testa
6 Febbraio 2018
in Lapis
Tempo di lettura: 3 minuti
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Paul Cézanne, nato ad Aix-en-Provence il 19 gennaio 1839, nella prima fase della sua arte si avvicina soprattutto a Courbet, a Manet e agli impressionisti, visti come i veri protagonisti della pittura del suo tempo. Interessandosi, poi, al gruppo dei giovani “ribelli” e seguendo l’amico Zola, si sposta a Parigi, dove partecipa alla prima mostra collettiva del 1874. Durante i suoi soggiorni, alternati tra la capitale francese e la regione nativa, acquisisce una grande esperienza indagando gli aspetti della natura soprattutto tra il Golfo di Marsiglia e le piccole Alpi provenzali.

La sua decisa personalità, però, si afferma già negli anni in cui frequenta Manet e gli altri impressionisti. In una natura morta intitolata L’orologio nero, infatti, gli oggetti rappresentati scandiscono per piani geometrici e semplificati lo spazio con un peso e una presenza assolutamente estranei all’Impressionismo. Il risalto degli oggetti non è più puramente sensoriale, ma suscita un’emozione interiore intensa: si tratta di forme calibrate e mute, gli spazi diventano netti e serrati.

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Le cose non sono mere apparenze, colte nel loro sfuggevole splendore, si raggruppano e ci fissano silenziose, ma cariche di significati che potremo far nostri solo se riusciremo a scoprire i profondi legami che ne condizionano l’esistenza e l’associazione e che danno vita ad una indefettibile logica interna.

La natura de L’Estaque, invece, non concede nulla al caso e alle mutevoli apparenze, è completamente priva di vuoti, una resa compatta in ogni parte, una creazione grandiosa e ordinata che nelle sue stratificazioni, nei suoi campi di forza, conserva il segreto del suo passato, il senso della storia del mondo. Con Cézanne cade l’ultima possibilità per l’opera d’arte di restituire all’uomo quell’estremo segno di felice, ma anche struggente, contingenza che gli impressionisti avevano ancora potuto donare.

Il comportamento del pittore, anche di fronte alla natura umana, non è di certo diverso: nel Ragazzo con il panciotto rosso, la figura riempie il quadro, toccando quasi tutti i lati e trattenendo i piani della parete, della tenda e del tavolino. È proprio la scoperta di queste rispondenze tra figura e spazio a dare forma a un’umanità bloccata in un suo raccoglimento, che si fa sempre più intenso e perdurante nella misura stessa in cui lo spazio si lega e si rassoda. L’utilizzo di stesure liquide, preannuncia una materia pittorica più leggera che appartiene al suo ultimo periodo. Ne è un chiaro esempio Mont Sainte-Victoire visto da Lauves dove i volumi si scompongono in pennellate fluide, apparentemente vaganti.

Cézanne in quest’ultima fase dà pienezza di risultati con lo scopo di costruire il quadro con una logica autonoma rispetto all’oggetto per raggiungere un’armonia parallela alla natura, come egli stesso afferma, ed è proprio in questi risultati che è possibile riconoscere le basi dei movimenti d’avanguardia del primo Novecento. Il pittore si spegne, in seguito a una polmonite, il 22 ottobre del 1906, lasciando la sua arte quale giusta eredità per i cubisti che vedranno in questo incredibile artista il loro precursore.

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