La violenza da armi da fuoco negli Stati Uniti è emergenza di salute pubblica. Lo rileva l’autorità federale statunitense attraverso Vivek Murthy, medico e vice ammiraglio nel corpo commissionato del servizio sanitario pubblico: «L’America dovrebbe essere un posto dove possiamo andare a scuola, al lavoro, al supermercato o in un luogo di culto senza doverci preoccupare che ciò metta a rischio la nostra vita».
Gli effetti della violenza e delle lesioni da arma da fuoco si estendono oltre le vittime e le loro famiglie. Gli incidenti da sparatoria, compresi quelli nelle case, nelle scuole, nelle aree commerciali influenzano il senso di sicurezza e protezione di intere comunità. Questa è una delle riflessioni più attuali e importanti da fare alla luce della recente sparatoria ai danni dell’ex Presidente Donald Trump durante un comizio a Butler.
Se Melania Trump su X invita a elevarsi al di sopra delle idee superficiali che istigano la violenza e a non dimenticare che opinioni e giochi politici sono meno potenti dell’amore, le persone certamente non dimenticano che l’ex Presidente istiga pulsioni di odio e disprezzo verso molte categorie di persone.
Spero che questo serva a qualcuno che semina parole di odio contro le destre, contro i fascisti e i razzisti. Certi toni violenti della sinistra rischiano di armare poi i deboli di mente: ci spostiamo in Italia e questo è il commento di Matteo Salvini. Il Ministro strumentalizza l’attentato contro una parte politica ma lo fa associando alla “parte lesa” (Donald Trump) fascisti e razzisti. Questo maldestro accostamento fa scaturire sentimenti contrastanti in quanto è anticostituzionale non ripudiare fascismo o razzismo. Le parole di Matteo Salvini, in un certo senso, legittimano l’atto di violenza stesso.
Torniamo a Donald Trump che, come nel peggior contrappasso dantesco, diviene vittima di un’arma da fuoco. Proprio lui che della diffusione capillare delle armi fa un cavallo di battaglia politico. «L’esistenza del male nel nostro mondo non è un motivo per disarmare i cittadini rispettosi della legge: è una delle ragioni migliori per armarli»: queste le sue parole mentre propone di armare gli insegnanti nelle scuole.
I Centers for Disease Control and Prevention, organismi federali di controllo sulla sanità pubblica, riportano che nel 2022 ci sono stati più di 48.000 decessi legati alle armi da fuoco negli Stati Uniti. Ogni giorno circa 132 persone muoiono per una ferita da arma da fuoco.
Negli USA (Alabama, Oklahoma e Texas) esistono distributori automatici che vendono i proiettili al posto degli snack. I “distributori della morte” stanziano nei supermercati e funzionano come bancomat. Gli Stati Uniti sono tra i Paesi al mondo con più morti violente e su tutto il territorio pistole e fucili si annoverano tra le principali cause di morte per bambini e adolescenti, vittime di sparatorie nelle scuole ma anche di colpi che partono senza un perché, spesso per errore. Il dato, secondo me, più agghiacciante vede le lesioni da arma da fuoco come principale causa di morte tra i bambini e gli adolescenti di età compresa tra gli 1 e i 19 anni. Dopotutto si può entrare in un negozio con la carta d’identità e uscire con un fucile semiautomatico.
A partire dal 1 gennaio 2024, in alcuni Stati come la California, l’Illinois, lo Stato di Washington e il Colorado entrano in vigore le Red flag. Si tratta di leggi che puntano ad aumentare la sicurezza delle armi e del loro uso. Non tutti accolgono positivamente la regolamentazione di questo florido mercato. I gruppi pro-armi sostengono che le restrizioni limitino la libertà dei cittadini di difendersi.
La salvaguardia della vita dei bambini e la tutela della salute pubblica hanno, evidentemente, minor peso politico rispetto alle lobby delle armi. Il concetto di sicurezza assume connotati distorti e non rappresenta, in maniera più assoluta, un paese democratico. Quando la facilità di accesso alle armi è inversamente proporzionale a quella di un sistema sanitario qualcosa va, evidentemente, storto.