L’attività di ricerca e raccolta del racconto popolare – che, iniziata con Jacob e Wilhelm Grimm e la pubblicazione delle Kinder und Hausmärchen, ebbe molta fortuna in tutta Europa – assunse in Norvegia un ruolo fondamentale.
Spinti proprio dalla pubblicazione dei due fratelli tedeschi, Peter Christen Asbjørnsen e Jørgen Engebretsen Moe, folkloristi norvegesi, in anni di viaggi tra villaggi di pescatori, fattorie e insediamenti minerari, misero insieme una raccolta di fiabe che, se all’inizio ebbe problemi di pubblicazione – la prima edizione fu ristampata in forma anonima e in versione ridotta – grazie all’accoglienza entusiastica e al grande successo riscosso presso gli intellettuali di tutto il continente, venne riproposta nella forma originale nel 1852 e poi ampliata ma, soprattutto, ebbe sulla lingua e sull’identità nazionale norvegese un impatto enorme.
A causa del dominio danese durato quattro secoli, infatti, nonostante la diffusa alfabetizzazione, l’unica lingua scritta ammessa era quella di Danimarca. Tuttavia, con un’incredibile miscellanea di mitologia pagana, saghe vichinghe, tradizioni locali e predicazioni cristiane dei missionari medievali, Asbjørnsen e Moe, fornirono un esempio ricchissimo e documentato dell’idioma originario capace di permettere un discrimine tra i numerosissimi dialetti e ridare valore alla parola scritta. I due studiosi, esempio perfetto del folklorista itinerante ottocentesco, sfruttarono l’apporto di un numero vastissimo di narratori, muovendosi tra le zone più remote del paese alla ricerca di testimoni della ricca tradizione orale norvegese, sostenendo così l’identità culturale della popolazione accompagnandola nel lungo cammino verso l’indipendenza nazionale, sancita solo nel 1905.
Ma se all’inizio le raccolte di fiabe, detti e canzoni popolari restarono un’esclusiva di etnografi e folkloristi, presto finirono per ritornare da dove erano partite, anche se vestite di carta e non più affidate alla sola trasmissione orale: in forma di libri illustrati, infatti, potevano tenere viva quella fame di racconti prettamente umana che, probabilmente, precedette l’invenzione del fuoco.
Nella storia dei libri illustrati un momento cruciale fu proprio quello che vide tra gli oggetti delle grandi produzioni volumi preziosi stampati in tricromia, piccole opere d’arte dell’illustrazione editoriale. Negli anni antecedenti alla Prima guerra mondiale i principali produttori di oggetti simili furono gli editori britannici.
Londinese, difatti, fu la casa editrice che si occupò di un’edizione della raccolta di fiabe norvegesi, la Hodder & Stoughton, che nel 1914 scelse, e questo non stupisca, il danese Kay Nielsen. Il nazionalismo romantico aveva, in questo settore, interlocutori internazionali: se il folklore rifletteva il linguaggio colloquiale e le tradizioni su cui si erano basati i punti di forza delle raggiunte unità nazionali, gli artisti che illustravano le antologie appartenevano a una categoria internazionale attraversata dai numerosissimi movimenti artistici contemporanei come l’Art déco, lo stile Liberty e il Modernismo.
In questo mondo si muoveva Kay Nielsen, illustratore editoriale, designer teatrale e creatore di murales. Influenzato dallo stile Liberty prima e dall’Art déco poi, raggiunse l’apice della sua arte proprio con la raccolta della Hodder & Stoughton, pubblicata con il nome di una delle fiabe, A est del sole e a ovest della luna, con la quale riuscì, attraverso l’ispirazione della stilizzazione dell’arte giapponese combinata a tavolozze dai colori molto decisi e ai complessi dettagli ornamentali, a creare immagini dall’enorme carica narrativa, sospese tra la delicatezza dei tratti nordici dei personaggi e le atmosfere minacciose dei racconti.
Nielsen, già famoso per una raccolta precedente, In Powder and Crinoline, pur restando fedele alla sua formazione nel mondo del teatro – iniziò come scenografo e costumista – nel lavoro sulle fiabe norvegesi aprì percorsi innovativi, anche grazie all’utilizzo di una prospettiva appiattita – quasi come se i suoi personaggi si muovessero su di un palco – e di costumi e tessuti complessi, probabilmente figli del suo impiego precedente. La raccolta, acclamata sin dalla sua nascita come capolavoro, sancì, dunque, la definitiva consacrazione dell’artista, e in qualche modo diede un indirizzo netto al suo percorso. Del 1924, infatti, la pubblicazione de Le fiabe di Hans Christian Andersen, e dell’anno successivo Hansel e Gretel e altre storie dei fratelli Grimm. Tra il 1940 e il 1941, inoltre, l’artista lavorò con Walt Disney agli storyboard de La Sirenetta, ma soprattutto a Fantasia: sua fu la progettazione dell’indimenticabile sequenza di Una notte a Montecalvo, evocativa e inquietante.
È questo l’universo di Kay, in bilico tra le xylografie e l’eleganza nordica dei suoi personaggi, vicino al surreale e al contempo chiaro, tangibile. Un universo multiforme, che però non gli ha conquistato in vita il giusto posto tra i grandi. L’ultimo suo libro illustrato, Red magic: A Collection of the World’s Best Fairy Tales from All Countries, è uscito postumo, come moltissimi dei suoi lavori migliori. Morto in povertà nel 1957, Nielsen ha raggiunto la fama che gli spettava solo dopo.
Ma quanto è stato importante per le fiabe dei due studiosi norvegesi? Quanto delle atmosfere gelide e fatate siamo riusciti a ritrovare grazie a lui? La fiaba che dà il titolo alla raccolta è un esempio di come, muovendosi tra archetipi che non mancano a nessuna latitudine, la narrazione si riveli un patrimonio tutto umano e l’illustrazione una sua compagna imprescindibile. In A est del sole e a ovest della luna, una fanciulla viene chiesta in moglie da uno orso bianco, un’enorme creatura spaventosa come ne La bella e la bestia, che però di notte, quando al buio lei non può e non deve vederlo, come in Amore e Psiche, diviene un principe. Vittima della sua curiosità – la madre la convince a disobbedire alla prescrizione imposta – la ragazza è costretta a cercare l’amato sino a un Altrove lontanissimo, il Palazzo che è a est del Sole e a ovest della Luna, da cui i due riescono a tornare solo dopo incredibili peripezie. Non sareste curiosi di vederlo un Altrove così?
Nel 2016, grazie a un’incredibile e preziosa edizione della Taschen, le fiabe norvegesi illustrate da Kay Nielsen sono state stampate anche in Italia.