Da poco siamo entrati nell’equinozio di primavera e quale migliore consiglio se non una lista di letture adatte alla stagione tiepida, al risveglio dei sensi, alla fioritura della natura?
Possiamo mettere da parte per questi mesi i romanzi più cupi, gotici, le storie dell’orrore e i mattonazzi più familiari che ci hanno fatto compagnia nelle lunghe ore di buio dell’inverno (qui per recuperare l’articolo sulle letture per il mese di dicembre e qui per l’autunno) e affrontare qualcosa di più frizzante, frivolo, vivido.
Iniziamo subito mettendo in chiaro che non c’è, ovviamente, una stagionalità per i testi: Moby Dick si può leggere in inverno come in estate, e lo stesso discorso vale per Lolita, Il Conte di Montecristo, Norwegian Wood & company, ma è divertente associare a una stagione alcuni tipi di genere o filoni letterari. E poi, almeno nel mio caso, alcuni testi riesco a goderli di più in inverno – penso ai romanzi russi – e altri nella bella stagione.
I primi testi che mi vengono in mente quando penso alla primavera sono senza dubbio i romanzi di Jorge Amado (editi da Garzanti): scrittore brasiliano, uno dei più celebri del suo Paese, famoso per lo stile ricco, colorato, barocco, sensuale e fortemente nostalgico. I suoi romanzi sono accoglienti, caldi, fanno sentire come in un abbraccio e le sue protagoniste femminili sono assolutamente indimenticabili: alcuni titoli su tutti che posso consigliare sono Teresa Batista stanca di guerra, Cacao e Santa Barbara dei fulmini. Ritengo sia uno di quegli autori da annoverare tra quelli che permettono un risveglio dei sensi in modo sfaccettato: nei suoi romanzi i colori sono effervescenti, gli odori vividi, c’è tanto erotismo, dunque sono perfetti per la primavera.
Per chi ama le avventure autobiografiche nel segno del glamour e delle sfavillanti luci delle capitali europee non posso non nominare Banine e il suo I miei giorni a Parigi (edito Neri Pozza): personaggio realmente esistito che ha vissuto una vita da film, Banine, pseudonimo di Umm el-Banine Assadoulaeff, nata a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, racconta con una frizzantezza, con humour e carisma senza pari la Parigi degli anni Venti, seguendo le orme di una fascinosa cugina di nome Gulnar che pare uscita direttamente da una rivista di moda. Non pensate sia un libro frivolo: c’è un lungo capitolo dedicato alla storia dell’emigrazione bianca nata dopo la Rivoluzione d’Ottobre, il racconto dell’esodo di tutti i personaggi storici più illustri che hanno dovuto lasciare la Russia a causa delle difficoltà e che si sono miracolosamente ricongiunti a Parigi.
Resta una lettura perfetta per i mesi che precedono l’estate, specialmente se avete intenzione di trascorrere un weekend primaverile a Parigi.
Se restiamo sul risveglio della carne, allora mi viene in mente anche Domenico Starnone col suo Autobiografia erotica di Aristide Gambia (edito Einaudi): libertino, ironico, scritto divinamente, Starnone prende la vita di un uomo qualunque e ce la racconta facendo perno sul suo desiderio.
Un altro titolo che mi sento di inserire in questa lista è Una primavera troppo lunga di Yukio Mishima, uno degli ultimi testi dell’autore giapponese pubblicati da Feltrinelli proprio lo scorso anno. In questo romanzo Mishima lascia da parte la ricerca delle coordinate del suo orientamento psicologico e si concentra sulla storia di due giovanissimi fidanzati, Ikuo, studente provetto, e Momoko.
Il titolo fa riferimento al periodo di attesa che precede il matrimonio, un periodo in cui ai due ragazzi ne succederanno di tutti i colori: fraintendimenti, tradimenti sventati, piccole e grandi tragedie casalinghe, tentativi di sabotaggio, insomma Ikuo e Momoko verranno messi alla prova in ogni modo. E però, contro ogni previsione, a quanto pare il loro affetto ne uscirà vincitore.
Ritroviamo in questo romanzo tutto l’esattezza descrittiva di Mishima per gli anni scolastici, come si nota anche in altre opere, nonché la delicatezza del suo occhio e della sua penna nel cogliere e raccontare anche i dettagli più piccoli, per arricchire di carattere sia i personaggi che i luoghi. Anche a questi ultimi viene riservata un’attenzione minuziosa: gli alberi, il colore del cielo, il materiale con cui sono costruiti gli edifici, l’esatta sfumatura del colore di occhi, tutto contribuisce a creare un quadro per certi versi iper descrittivo ma estremamente evocativo. Il pregio della scrittura di Mishima, tra le altre cose, è quello di lasciare al lettore spazio di manovra, nonostante ci tenga a esaminare ogni spiraglio ambientale o sentimentale.
Per i fan di Sofia Coppola invece propongo l’ultimo libro di Anne Serre (edito da La Nave di Teseo) dal titolo Le governanti: favola erotica e profondamente fiabesca, racconta la storia di tre giovani ragazze, governanti per l’appunto, nella ricca tenuta di una famiglia abbiente.
Brevemente la trama: Éléonore, Laura e Inès lavorano nella dimora dei signori Austeur come governanti dei loro figli maschi. Non escono mai. Non vedono nessuno. Di notte, si vestono di giallo e si attaccano come farfalle al cancello dorato della casa, aspettando di irretire gli uomini. Vengono spiate con un binocolo da un vecchio che abita nella casa di fronte alla loro. Si prestano al gioco, si denudano, gli offrono i propri corpi perfetti. Con i signori Austeur hanno un rapporto particolarissimo: vengono trattate come bambine, regine, come divinità. I signori assecondano ogni loro capriccio. Spesso vanno a caccia di poveri indifesi fino a prosciugarli. Poi accade un evento che scombussola il curioso equilibrio della casa. Infine, ci si chiede: le governanti, i loro padroni, il parco, la casa, i bambini, esistono solo perché vengono osservati? Sono reali? O è tutta una fantasia?
Il modo in cui l’autrice descrive le tre ragazze sottolinea il loro divino femminile: gioca a restare in equilibro tra la loro connotazione fatata e quella bestiale. Chi sono? Da dove vengono? Perché ora sembrano Le tre Grazie e un attimo dopo delle arpie o delle sirene della mitologia greca? Il desiderio di cui è intriso il libro, che più che romanzo definirei novella, è perturbante, estremamente ammaliante. Le immagini che crea Serre sembrano dei quadretti o delle fotografie pensate e studiate a lungo: in questo particolare, posso dire che lo stile dell’autrice è molto cinematografico.
Se seguo il filone delle favole, sarebbe bello – per chi non l’avesse ancora letto – recuperare un classico della letteratura mondiale, ovvero Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Non sto qui a raccontare la trama, ma le psichedelie del mondo fantastico di Alice e della tana del Bianconiglio sono perfette per i mesi primaverili e per il periodo pasquale.
Zia Mame di Patrick Dennis (edito da Adelphi) rientra nello stesso filone di Banine, ovvero quello in cui personaggi femminili catturano l’attenzione dei lettori (e soprattutto delle lettrici).
Brevemente la trama: immaginate di essere un ragazzino di undici anni nell’America degli anni Venti. Immaginate che vostro padre vi dica che, in caso di sua morte, vi capiterà la peggiore delle disgrazie possibili, essere affidati a una zia che non conoscete. Immaginate che vostro padre – quel ricco, freddo bacchettone – poco dopo effettivamente muoia, nella sauna del suo club. Immaginate di venire spediti a New York, di suonare all’indirizzo che la vostra balia ha con sé, e di trovarvi di fronte una gran dama leggermente equivoca e soprattutto giapponese. Ancora, immaginate che la gran dama vi dica «Ma Patrick, caro, sono tua zia Mame!» e di scoprire così che il vostro tutore è una donna che cambia scene e costumi della sua vita a seconda delle mode, che regolarmente anticipa. A quel punto avete solo due scelte: o fuggire in cerca di tutori più accettabili o affidarvi al personaggio più eccentrico, vitale e indimenticabile che uno scrittore moderno abbia concepito, e attraversare insieme a lui l’America dei tre decenni successivi in un foxtrot ilare e turbinoso di feste, amori, avventure, colpi di fortuna, cadute in disgrazia che non dà respiro – o dà solo il tempo, alla fine di ogni capitolo, di saltare virtualmente al collo di zia Mame e ringraziarla per il divertimento. Per fortuna sua, e dei lettori, Patrick ha scelto la seconda opzione, e scritto questo libro tuttora leggendario.
Se poi, andando contro la questione mattonazzi, volete imbarcarvi in un’impresa che probabilmente vi terrà impegnati per più di tre mesi, allora non posso non menzionare Proust e il suo Alla ricerca del tempo perduto, una delle opere letterarie più vividamente descrittive, introspettive e precise che siano mai state scritte. A questo proposito, in abbinamento, visto che parliamo anche di colori primaverili, consiglio Proust. I colori del tempo di Eleonora Marangoni (edito da Feltrinelli), un delizioso saggio illustrato in cui l’autrice analizza il testo di Proust seguendo i colori maggiormente presenti nella narrazione. Alcuni esempi: il giallo, che evoca l’oro di paesi lontani e lussuosi, accompagna in Proust la caratterizzazione dell’aristocrazia: sono dorati gli abiti della principessa de Guermantes e i capelli di Odette quando diventa Madame Swann.
Un consiglio anche per gli amanti delle graphic novel: Bestie in fuga di Daniele Kong (edito da Coconino Press) candidato quest’anno tra gli innumerevoli titoli al Premio Strega. Vero è che è ambientato in estate, ma è una delle opere disegnate da un artista italiano – insieme a I moti celesti di Michele Peroncini (sempre edito da Coconino) – che ho più amato negli ultimi tempi.
Fine anni Cinquanta. Sperduta nel Mar Tirreno, l’isola di Dieci sembra impermeabile al boom economico che ha iniziato a cambiare volto all’Italia. Franco e Marcello, sulla soglia dell’età adulta, stanno per consegnarsi a un destino immutabile che li vuole pescatori. Ma tutto viene stravolto dall’arrivo della troupe cinematografica di Augusto Campagnoli, regista neorealista in declino, e di sua figlia Claretta, adolescente irrequieta in fuga dalla Capitale. L’obiettivo dei produttori è girare un film sulla vita di Gesù, ma anche strappare Dieci all’oblio per farla diventare glamour come Capri. Tra Bianciardi, Flaiano e la grande commedia all’italiana, Daniele Kong realizza un esordio folgorante, che è anche una satira del turismo di massa e di un modello di sviluppo che crea desideri insostenibili, disegnando un microcosmo di personaggi indimenticabili e affamati di vita. Insomma anticipa in modo perfetto i mesi estivi.
Infine un ultimo suggerimento per chi ama leggere saggistica: Un mondo di meraviglie. Elogio di lucciole, squali balena e altri prodigi di Aimee Nezhukumatathil (edito nottetempo).
Qui una breve sinossi: da bambina, Aimee ha chiamato “casa” i luoghi più diversi: i terreni intorno a un istituto psichiatrico del Kansas, dove sua madre era medico; i cieli aperti e le alte montagne dell’Arizona, dove faceva escursioni con il padre; e i climi più freddi dello Stato di New York e dell’Ohio. Ma poco importa il luogo, poco importa quanto difficile sia stato l’adattamento o minaccioso il paesaggio: Nezhukumatathil è riuscita sempre a trovare una guida e un conforto nelle creature feroci e divertenti del nostro mondo. “Un pavone”, racconta, “è capace di ricordarti una casa da cui per tutta la vita non farai altro che scappar via per poi tentare di farvi ritorno”. E, a modo suo, l’axolotl ci insegna a sorridere, persino di fronte alla scortesia. La sensitiva, o Mimosa pudica, ci aiuta a scrollarci di dosso le avances indesiderate. Il narvalo ci mostra come sopravvivere in ambienti ostili. Sono molti i modi in cui la natura e i suoi abitanti possono darci insegnamenti, sostegno e ispirazione. Anche in ciò che è strano o sgradevole, l’autrice coglie incanto e affinità. Funziona così, con la meraviglia: dobbiamo essere abbastanza curiosi da guardare oltre le distrazioni per apprezzare appieno i doni del mondo.
Appassionato, lirico e splendidamente illustrato, Un mondo di meraviglie è un libro che instilla gioia e stupore.