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La Napoli di Raffaele Ceriello e l’autenticità dei sentimenti

Giusy Gaudino di Giusy Gaudino
30 Giugno 2021
in Interviste
Tempo di lettura: 4 minuti
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Il 15 ottobre 2012 Lino Romano è stato ucciso. Per errore. È stato scambiato per uno spacciatore entrato nel mirino di un clan e ha perso la vita a soli trent’anni. Per errore.

Ed è proprio così che si intitola il cortometraggio di Raffaele Ceriello,  Per errore, ispirato all’esito di una breve vita con tanti, troppi sogni ancora da realizzare. In soli dodici minuti, Raffaele, un giovane regista napoletano, è stato in grado di raccontare il dolore di due madri, quella della vittima – interpretata da Lalla Esposito – e quella del carnefice – impersonata da Laura Borrelli – trasmettendone tutta l’autenticità.

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L’ho rintracciato e abbiamo discorso molto sulla natura del suo breve film.

Raffaele, perché hai scelto di farti ispirare proprio dalla storia dell’omicidio di Lino Romano per il tuo cortometraggio?

«Non è solo la storia di Lino Romano, anche se è stata una delle mie prime ispirazioni, ma soprattutto la storia di tutte le vittime innocenti della mafia, che secondo alcuni si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma forse sono i camorristi a trovarsi sempre nel luogo errato, non chi vive la propria vita libero da certi schemi. Non si può morire per essere passati a salutare la propria ragazza prima di una partita di calcetto. È stato proprio questo a sconvolgermi. Ho voluto raccontare questa storia per ricordare che in un Paese civile è successo ancora una volta un episodio simile.»

Quando la professoressa comprende di essere di fronte alla madre dell’assassino di suo figlio, le urla di andare via in una scena straziante. Eppure è evidente che in cuor suo abbia covato il desiderio di incontrare la donna che, come lei, quella sera ha perso tutto. Cosa ti ha spinto a indagare il dolore di due madri?

«Non volevo raccontare l’episodio dell’assassinio per spettacolarizzare il dolore. Mi interessava soprattutto capire la sofferenza di due madri, legate dalla medesima triste vicenda, all’interno di un faccia a faccia senza giudicare l’una o l’altra, senza schierarmi. La poetica del mio racconto è racchiusa nella “scena della pietà”, in cui l’assassino si stende tra le braccia della madre, come un neonato che vuole poppare dal seno, in una richiesta di perdono. E una madre perdona sempre. Molti si sono soffermati proprio su questa scena, e una persona mi ha detto che le ricordava una canzone di De André, Tre madri, in cui le mamme dei due ladroni crocefissi con Cristo piangono le stesse lacrime di Maria: Lascia noi piangere un po’ più forte chi non risorgerà più dalla morte. Il dolore è una cosa che unisce, e quello di una madre che perde un figlio non credo sia così lontano da quello di una donna che vede il frutto del proprio amore passare il resto della sua vita in carcere.»

Il cortometraggio è stato proiettato in occasione dello Switzerland International Film Festival, il festival svizzero del film, ricevendo molti riscontri positivi oltre i confini italiani. Sono in programma ulteriori proiezioni?

«Sì, stiamo aspettando la selezione da parte di alcuni festival. Ce ne saranno sicuramente altre e, nell’attesa di conferme, ti dico che si terranno anche delle proiezioni-dibattito in alcune scuole della periferia napoletana. Mi interessa il confronto con i ragazzi, soprattutto in alcune zone dove la separazione tra bene e male non è così netta.»

So che hai tenuto un corso di cinema per minori a rischio in collaborazione con la Fondazione Famiglia di Maria e che hai reso i ragazzi partecipi delle riprese di Per errore. Raccontaci il significato di questa esperienza.

«Ho tenuto questo corso di cinema sia con minori a rischio sia con altri ragazzi presso dei soggiorni educativi in estate. L’esperienza come educatore per i più piccoli mi lascia tanta ricchezza interiore, mi piace insegnare ai giovani a pensare e raccontare le storie che più li rappresentano. Sono loro che oggi hanno ancora voglia di sognare, io nei loro occhi vedo quello che non c’è più tra i ragazzi della mia generazione, la capacità di sognare e di immaginare che un mondo migliore ci possa essere.»

Le scene sono state girate a San Giovanni a Teduccio. È stata una decisione pratica o relazionata al tema che hai scelto di trattare?

«Sicuramente è stata una decisione di natura pratica, però era quello il contesto in cui volevo ambientare la storia. Tant’è che il ragazzino dell’ultima scena faceva parte del mio corso di cinema, e lui ha negli occhi tutta la speranza che la mia storia vuole trasmettere.»

Ci parli delle tue esperienze precedenti?

«Prima di Per errore ho prodotto un cortometraggio intitolato Mio cugino, incentrato anch’esso sulla periferia napoletana e su come da un momento all’altro la tua vita può cambiare, quando la persona di cui ti fidi ti piomba in casa e ti coinvolge in una situazione molto più grande di te. Ho avuto l’onore di lavorare con attori come Adriano Pantaleo, che ha recitato nel film Io speriamo che me la cavo, e Massimiliano Rossi, che ha lavorato per la serie di Gomorra. A gennaio ho anche pubblicato una raccolta di poesie civili e racconti brevi, Qualche volta eri felice.»

Spero che presto potremo aspettarci un tuo nuovo lavoro.

«Sto lavorando alla scrittura di un film, stavolta. È una storia d’amore tra due personaggi borderline, un uomo deluso dalla vita e una donna bellissima che però ha un fantasma nel passato. Ho scritto anche un altro film per un produttore ma sono in attesa di risposte.»

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