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La città del gelato: Pizzo Calabro e il Tartufo

Alessandro Campaiola di Alessandro Campaiola
6 Giugno 2021
in Viaggi
Tempo di lettura: 3 minuti
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Pizzo – U Pìzzu nel dialetto locale – è un piccolo, meraviglioso borgo incastonato nel centro del golfo di Sant’Eufemia, in Calabria. Per tutti è la città del gelato. A rendere celebre in tutto il mondo il paese in provincia di Vibo Valentia è, infatti, il Tartufo, un poetico sodalizio tra il gelato alla nocciola, il gelato al cacao e un cuore di cioccolato fondente, il tutto spolverato con un velo di cacao amaro.

La storia del Tartufo di Pizzo risale al secondo dopoguerra, più precisamente al 1952 ed è magicamente casuale. “Don Pippo” De Maria, proprietario del celebre Bar Dante – in onore dell’antico proprietario Dante Veronelli – in occasione di un matrimonio, terminati gli stampi e le forme per il gelato sfuso con il quale stava rifornendo la cerimonia nuziale, modellò nell’incavo del palmo della propria mano il gelato alla nocciola che sovrappose al cioccolato. Riempì, poi, questo suo prodotto con del cioccolato fondente, spolverò il cacao amaro e, dopo aver avvolto il tutto nella carta per alimenti, mise a raffreddare. Il successo inaspettato che riscosse questa sua invenzione lo spinse a promuoverla oltre quella festa e ad allietare, così, i clienti della sua attività di pasticceria.

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Quindici anni dopo, Giorgio e Gaetano di Iorgi, già camerieri presso il bar del maestro De Maria, proseguirono nella produzione del Tartufo sempre presso il Bar Dante e l’altrettanto celebre Bar Ercole, ancora oggi considerati l’eccellenza assoluta del prodotto ormai esportato – e copiato – in tantissime attività gastronomiche di tutta Italia e non solo.

Il Tartufo non è solo un gelato, fidatevi. Affondare il cucchiaino in quella perla di gusto e sapore – primo in Europa ad aver ottenuto il marchio IGP – nella splendida cornice della piazza principale della cittadina calabrese è un’esperienza che, da sola, vale il prezzo di un viaggio che verrà poi impreziosito dal panorama mozzafiato di quelle zone, dal mare cristallino, dalla cucina a base di pesce con un’immancabile nota piccante, dall’accoglienza degli abitanti del paese e di tutta la zona. Pizzo Calabro è infatti un luogo di spiagge incantevoli, fiero di una storia che nasce ai tempi dell’antica Grecia e trova tracce anche del passaggio dei Borboni.

Sede di grandi architetture religiose, civili e militari, accoglie chiese di ogni epoca storica, palazzi dall’impareggiabile fascino e il castello aragonese, oggi un museo, presso il quale fu condannato a morte Gioacchino Murat, Re di Napoli. Le basiliche di maggior spicco sono senz’altro Matrice di San Giorgio, edificio barocco risalente al 1692 che al suo interno conserva un’opera di Bernini, e la chiesa di Piedigrotta scavata nella roccia arenaria, direttamente sulla spiaggia, da naufraghi napoletani, tutti provenienti da Torre del Greco, alla fine del Seicento per ringraziare Dio della vita salva all’indomani di una tempesta che aveva rischiato di inghiottirli in mare. All’inizio del Novecento, Angelo e Alfonso Barone ornarono la grotta con statue della roccia stessa raffiguranti personaggi delle sacre scritture.

Facilmente raggiungibile dall’aeroporto di Vibo, in auto o in treno – che attraversa un paesaggio da fiaba, fino a Tropea – Pizzo Calabro fa del turismo una delle sue principali fonti di lavoro e sostentamento. Una cittadina, U Pìzzu, tutta da assaporare e scoprire, nel fascino della natura che la circonda, nella storia che ne segna ogni traccia, nei sapori che ne fanno una grande ambasciatrice della Calabria nel mondo.

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