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Il mare non è libero, l’uomo è prigioniero

Milena Dobellini di Milena Dobellini
31 Luglio 2024
in Margini
Tempo di lettura: 4 minuti
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Il mare unisce ciò che la terra divide. – Aria, Matteo; Lattanzi, Francesco, Antropologie dai mari del sud

«Mamma, perché gli altri bambini sono sulla spiaggia con gli ombrelloni e i lettini e noi no?». Ascoltare questa parole dalla voce ingenua di un bambino è un tozzo di legno ardente che brucia l’anima. È l’ammissione del sovvertimento dell’affermazione che regna sovrana in ogni tribunale italiano: La legge è uguale per tutti. No, la legge non è uguale per tutti e le coste di Italia sono l’ennesimo posto in cui ciò è gridato a squarciagola.

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Si calpesta chi pare non aver diritto di parola ed espressione. Così, purtroppo, c’è chi può scegliere dove farsi la tintarella o in quali acque immergersi e c’è chi l’unico bagno che può permettersi è nel proprio sudore, nei propri sacrifici, nelle proprie mani sporche di onesto e sottopagato lavoro. Dunque, il mare è di tutti ma non è per tutti. Ed è inaccettabile, inconcepibile, come solo certe cose violentemente vere sanno esserlo.

Le vacanze estive probabilmente, anzi, sicuramente, non sono mai state un diritto per tutti e nemmeno una considerevole possibilità. Attualmente, però, con gli aumenti del costo della vita, sono diventate un’utopia, per tante, tantissime persone.

A render sempre più complesso concedersi qualche ora di svago, pur spostandosi di poco e non dovendo sobbarcarsi le spese di un alloggio, ci sono diversi fattori. Secondo il Codacons, il costo dell’autostrada per l’estate 2024 è aumentato notevolmente sia per il servizio Telepass che per i singoli pedaggi. Il servizio Telepass si paga infatti il doppio dell’anno scorso, e i singoli pedaggi sono aumentati di almeno il 2% in più su base annua.

Anche i costi di alloggio per le vacanze del 2024 hanno registrato un aumento del 21% rispetto all’anno precedente. Le località montane sono risultate più costose rispetto a quelle marittime, anche se, secondo un’indagine di Altroconsumo, i prezzi per quest’estate sono aumentati sia al mare (+23%) sia in montagna (+27%). Le strutture ricettive più costose si trovano ad alta quota, con gli hotel che possono arrivare a costare in media 165 euro a notte. I B&B più cari si trovano al mare, con una media di 137 euro a notte. Inoltre, i prezzi dei B&B nelle città d’arte sono aumentati del 23% rispetto all’anno precedente.

Anche per quanto riguarda gli stabilimenti balneari si registrano notevoli aumenti. Per quest’estate a Senigallia la prima fila costa 155 euro, contro i 392 che si devono sborsare per andare ad Alassio, la località più cara. Sull’Alto Adriatico una scelta più economica in termini di prezzi è Lignano: qui la prima fila costa 164 euro. Seguono la costa friulana, Rimini (165 euro), Palinuro e Viareggio (209), Taormina e Giardini di Naxos (215). La perla della Liguria non è l’unica meta ad avere prezzi alle stelle: a Gallipoli si pagano 289 euro per la prima fila mentre ad Alghero 239 euro.

Per non citare poi i parcheggi attigui alle aree marine di tutta Italia, dove per sostare l’auto per una manciata di ore si pagano prezzi folli. Come se non bastasse, le spiagge italiane sono sempre più vittime dei proprietari degli stabilimenti balneari che talvolta affettano, macellano pezzi di natura, se ne appropriano indebitamente, proibendo l’ingresso ai bagnanti.

La legge n. 217 del 2011 e la legge n. 296 del 2006 stabiliscono il diritto libero e gratuito di accesso e fruizione della battigia. Ciò significa che gli stabilimenti balneari devono consentire il libero accesso e transito per raggiungere la battigia anche al fine della balneazione e, qualora non consentissero tutto ciò, andrebbero redarguiti dalla capitaneria di porto.

Purtroppo, per l’ingordigia di pochi, i bagnanti che lecitamente scelgono di non pagare o non possono farlo per le più disparate ragioni sono costretti ad ammassarsi in porzioni di spiagge piccolissime, vittime della prepotenza di chi rende il dominio e demanio pubblico una proprietà privata. Inoltre, la maggior parte delle spiagge italiane è inaccessibile per persone con disabilità. Per quanto molti Comuni e alcuni stabilimenti stiano impegnandosi per renderle fruibili da tutti, non è ancora abbastanza. Non può essere abbastanza.

In questa ingiusta situazione generale, le catene alberghiere, gli alloggi con piscina, i resort con accesso direttamente sul mare sembrano essere gli unici interessi di media e televisioni. Ma la realtà è come sempre un riflesso sporco di uno specchio patinato d’oro. E mentre c’è chi corre per bloccare l’offerta migliore per un soggiorno piacevole, c’è chi non può nemmeno godersi in pace una giornata nella propria città o nel proprio paese costiero.

Il mare è di tutti, il mare è per tutti. La spiaggia, qualsiasi essa sia, non può essere una lingua di terra ammiccante solo con pochi privilegiati. E, invece, l’uomo con la sua ignavia sta rendendo prigioniero il mare e i suoi ospiti.

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