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Gramsci e il PD: un pensiero che sembra scritto oggi

Redazione di Redazione
3 Novembre 2022
in Rubriche
Tempo di lettura: 3 minuti
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È vero che si può dire che un partito non è mai compiuto e formato, nel senso che ogni sviluppo crea nuovi compiti e mansioni e nel senso che per certi partiti è vero il paradosso che essi sono compiuti e formati quando non esistono più, cioè quando la loro esistenza è diventata storicamente inutile. pd

Le grandi forze popolari che hanno creato le premesse dello sviluppo italiano nel dopoguerra erano, in gran parte, formate dall’ala cattolica legata alla eredità di Don Sturzo e da quella comunista legata a Gramsci. Un mix di sapienze e speranze che, seppur in continua dialettica tra loro, ha gettato le basi per un’Italia solidale e con una ricchezza condivisa. Il boom economico, i diritti, la sanità pubblica, la guerra al latifondo e allo schiavismo, l’industria di Stato, l’istruzione obbligatoria sono solo alcune conseguenze di questo scontro/incontro tra valori e ideologie.

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Ricordiamo, ad esempio, che i giovani del dopoguerra andavano a ballare alle quattro del pomeriggio e che per cena erano a casa. Tra sacrestie e case del popolo si è costruita la Repubblica italiana. Una dialettica così profonda che, davanti alle sfide storiche della globalizzazione e dalla nascita delle nuove destre plastificate, si è fusa, unita, dando luogo ai tanti esperimenti identitari degli ultimi trent’anni, dall’Ulivo fino al campo largo.

Questo spappolamento ideologico, però, ha contribuito in modo inequivocabile a creare una destra presentabile e ultraliberista, ma con bandiere “sinistre”, senza però innescare meccanismi di emancipazione nella destra plastificata che, anzi, si è ritrovata a essere legittimata nel suo postfascismo. Difficile prendersela con un Presidente della Camera omofobo, razzista e reazionario quando fino a qualche giorno fa era Ministro, sostenuto appunto dalla fiducia della sinistra rosa confetto.

Così, poiché ogni partito non è che una nomenclatura di classe, è evidente che per il partito che si propone di annullare la divisione in classi, la sua perfezione e compiutezza consiste nel non esistere più perché non esistono classi e quindi loro espressioni.

È chiaro che il PD è riuscito nell’intento di liquefare le proprie classi di riferimento e, seppure in chiave negativa, ha compiuto la sua missione storica. La classe operaia è scomparsa, trascinando via con sé il sogno di un ascensore sociale universale. Ma anche la classe media, quella più appannaggio della vecchia DC, è stata ingoiata dal livore, dalla precarietà e dall’ignoranza. Un deserto emotivo, prima che culturale, in cui la nostra nomenclatura piddina ha dimostrato una forza devastatrice senza precedenti storici.

Abili, assetati di potere, sostenuti dalle soft massonerie e dalle consorterie industriali, hanno sottratto spazi di vita possibile ai propri bacini elettorali, fino a distruggerli e ad aprire la strada al fascismo strisciante che stiamo vivendo. Missione compiuta, si potrebbe azzardare, sebbene questo quadro di macerie apra la potenzialità a una nuova Resistenza, non armata, che però torni nella società e nei territori abbandonati per pretendere ascolto e luce. Il quadro storico è talmente tanto simile a quello della Prima guerra mondiale che il pensiero di Gramsci sembra scritto oggi.

Per i partiti dunque, è sempre possibile la domanda se essi esistano per forza propria, come propria necessità, o esistano invece per interesse altrui.

Gramsci individua vari fattori esterni alla legittimazione falsa di un partito: interessi di altre nazioni, interessi di nomenclatura, ossia dei “generali senza esercito”; interessi nascosti, ossia nel contare su un appoggio indiscriminato di un gruppo sociale, ma fare gli interessi di un altro. Insomma: analizzando gli ultimi decenni piddini, tra atlantismo esasperato, cannibalismo tra correnti e l’indubbio fascino confindustriale, si ha la sensazione che ci siano tutte e tre le caratteristiche che determinano come accanimento terapeutico la stessa esistenza in vita del PD.

Il piddino errante, ossia colui che fa del detto in politica è tutto lecito, tranne l’illecito, sarà la variante impazzita della politica italiana del futuro. Generali senza esercito che, proprio in base alla loro preparazione e ai loro pacchetti di voti, si sposteranno come trottole impazzite tra gli schieramenti in campo. Auspichiamo, invece, un’auto-estinzione liberatoria che sgombri il campo da un’ossessione del potere per il potere che ha devastato eticamente e spesso economicamente ogni singolo abitante di questo Paese, fino a ridurci in non cittadini, non informati, non formati, non legittimati nel nostro stesso esistere.

Qual è, oggi, la consistenza logica del PD? In ogni caso occorre disprezzare la “boria” del partito e alla boria sostituire i fatti concreti.

Contributo a cura di Luca Musella

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