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Gaetano Manfredi Sindaco: un inizio discutibile

Antonio Salzano di Antonio Salzano
21 Gennaio 2024
in AZETA di Antonio Salzano
Tempo di lettura: 4 minuti
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A pochi giorni dalla proclamazione dei consiglieri eletti e dall’insediamento della nuova giunta comunale di Napoli, se alcune dichiarazioni e provvedimenti annunciati fossero stati resi dalla precedente amministrazione, la stampa cittadina avrebbe sparato quei titoloni tanto graditi a certa intellighentia partenopea, ai soliti no comunque, a taluni gufi delle istituzioni regionali e nazionali e, ovviamente, ai rispettivi editori. Invece nulla di tutto questo. Tutto procede normale.

Proviamo a fare una mini classifica che intitolerei quelli della faccia tosta e loro compiacenti signorsì. Unica perplessità è l’ordine, ma il podio ritengo spetti di diritto al neo Primo Cittadino: «Servono subito fondi. Se il governo non risponde? Valuto il passo indietro, così non si va avanti».

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È pur vero che la sua candidatura pare sia stata garantita dai leader dei partiti che l’hanno sostenuta, pertanto questa esternazione non fa che rafforzare le perplessità circa il grande entusiasmo e amore per la città di Gaetano Manfredi. Ancora più grave, tuttavia, è non dare un peso a un’affermazione, quella del passo indietro, che aprirebbe le porte a un commissario con tutto ciò che ne conseguirebbe. Situazione più volte minacciata, in passato, proprio dalle forze politiche che sostengono il Primo Cittadino. Una caduta di stile per chi ha ricoperto un ruolo di governo senza lasciare alcuna traccia del suo impegno per l’eliminazione dei debiti ingiusti a carico del Comune di pertinenza dello Stato.

A dargli man forte, il neo Assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, obbligatoriamente secondo in classifica avendo lui ricoperto il ruolo di Sottosegretario all’Economia e alle Finanze nei governi Gentiloni e Conte, che come Alice nel paese delle meraviglie ha dichiarato: «Lo Stato paghi i debiti o il Comune non riparte». C’è da augurarsi che qualcuno gli ricordi le sue responsabilità e omissioni.

A occupare il terzo posto, invece, è sempre lui, l’ex Rettore che le cronache riferiscono abbia visto miracolosamente più che triplicarsi lo stipendio da Sindaco e conseguentemente quello degli Assessori. Unicamente per memoria, lo stipendio del suo predecessore era di 4mila euro, sensibilmente inferiore a quelli di altri Primi Cittadini di città metropolitane. Non risulta che Luigi de Magistris avesse mai fatto richieste di adeguamenti.

Un ex equo è da assegnare senza alcun dubbio alla neo Assessora pentastellata Ferrante, lamentatasi del compenso netto di 2500 euro che le impedirebbe di arrivare a fine mese. L’annuncio dell’abolizione della povertà del suo partito pare non valga per gli Assessori.

Al quarto posto ancora il Primo Cittadino che, tra le innumerevoli deleghe avocate a sé, conserva quella della Cultura, che non intende mollare per alcun motivo e che avrebbe in animo di gestire con una cabina di regia, metodo molto in voga, utile per amministrare tutto in prima persona, in particolare in questo tempo di ingenti risorse in arrivo, quelle sempre mancate all’Assessore dei miracoli Nino Daniele.

Assolutamente non per partito preso, anche il quinto posto vede il Professore Gaetano Manfredi con il suo piano di privatizzazione dei servizi della città che, unica in Italia, ha rispettato il referendum sull’acqua con la costituzione di un’azienda pubblica, ha affidato la gestione dei rifiuti – in passato al centro di sprechi, commissariamenti e montagne di immondizia – a una società anch’essa pubblica, così come il patrimonio precedentemente in mani di un soggetto esterno all’ente. Tornano, dunque, le mani sulla città e i dubbi sull’operazione sono più che legittimi: le privatizzazioni non sono state attuate in momenti di profonda crisi economica, con le casse comunali bloccate a causa degli atteggiamenti ostili di un sistema molto simile a ’o sistema, ma diventano possibili adesso nonostante il fiume di danaro in arrivo.

Vi chiederete chi possa mai essere in fondo alla classifica se non il pluriministro buono per tutti i governi e tutte le coalizioni Luigi Di Maio, che oggi sorprendentemente annuncia: «Salveremo Napoli dal crac». Oggi e non ieri. Un meritato posto nella classifica di quelli della faccia tosta, il suo, ritratto con viso soddisfatto ed esultante al fianco del neo Sindaco e in compagnia del collega di partito e terza carica dello Stato Roberto Fico, anche lui per dieci anni mai interessatosi alla sorte della sua città, con il tanto odiato e poi amato Presidente – anche un po’ Primo Cittadino – Vincenzo De Luca.

Un esordio alquanto infelice, dunque, che sarebbe ingiusto addebitare unicamente a Gaetano Manfredi, espressione di una coalizione discutibile sul piano politico e condizionata da presenze ingombranti anche sul piano istituzionale che non fanno presagire momenti felici per il futuro della città. Occorre che l’ex Rettore, se ancora in tempo, esiga quell’autonomia necessaria, fuori da ogni condizionamento, senza la quale quel passo indietro minacciato per la mancanza dei fondi necessari risulta l’unico vero atto dovuto, indispensabile non solo per salvaguardare il bene della città ma anche quello personale, per la propria dignità e onestà intellettuale.

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