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Economy of Francesco: per un sistema economico sostenibile

Antonio Salzano di Antonio Salzano
21 Gennaio 2024
in AZETA di Antonio Salzano
Tempo di lettura: 4 minuti
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Non è stato uno di quegli eleganti forum Ambrosetti o di Comunione e Liberazione con la rituale sfilata di ministri, rappresentanti di partiti e il gotha dell’imprenditoria internazionale quello svoltosi nei giorni scorsi in diretta streaming sul portale francescoeconomy.org. 120 Paesi collegati, 2000 iscritti, relazioni di premi Nobel (come Susy Snyder e Muhammad Yunus), economisti di fama mondiale (come John Perkins, Michael Spence, Rob Johnson, Peter Bofinger e Leonardo Becchetti), studenti, imprenditori e imprenditrici under 35. Una regia efficientissima per la tre giorni Economy of Francesco, il Patto di Assisi per un nuovo modello economico post-COVID, voluta espressamente da Papa Bergoglio che ha concluso rivolgendosi ai giovani: «L’attuale sistema è insostenibile, però niente scorciatoie, sporcatevi le mani. È tempo di osare. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra», una riflessione che esprime la volontà di scuotere sulla crisi di un sistema rivelatosi ancor più fallimentare in questa pandemia.

Oltre ai relatori menzionati e ad altri invitati, anche il teologo e filosofo brasiliano, ex frate, Leonardo Boff, uno dei maggiori esponenti della teologia della liberazione che nel 1984 fu sottoposto in Vaticano a un processo da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta da Joseph Ratzinger, oggi Papa Emerito.

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Dopo aver affrontato il tema ambientale con l’enciclica Laudato Si’, un vero e proprio messaggio ecologista che ha messo in rilievo la necessità di una lotta all’indifferenza, all’inquinamento, alle povertà e alle iniquità, schierandosi contro la privatizzazione dell’acqua e pratiche quali la vivisezione e la coltivazione di cereali transgenici, indicando quelle che sono le linee di azione da porre in essere per salvare il pianeta, Papa Francesco ha affrontato il tema dell’economia senza giri di parole, in maniera diretta, per esprimere il suo pensiero indirizzato in particolare alle nuove generazioni, classe dirigente del prossimo futuro che è già cominciato.

Occorre una nuova cultura, opposta a quella che oggi è alla moda, la cultura dello scarto su cui Bergoglio stesso è tornato in più occasioni. Ma per farlo sarà necessario cambiare stili di vita, modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società. Senza fare questo, non farete nulla. Abbiamo bisogno di gruppi dirigenti comunitari e istituzionali che possano farsi carico dei problemi senza restare prigionieri di essi e delle proprie insoddisfazioni, e così sfidare la sottomissione – spesso inconsapevole – a certe logiche (ideologiche) che finiscono per giustificare e paralizzare ogni azione di fronte alle ingiustizie.

Un richiamo forte, una rivoluzione – termine fin troppo abusato – in questo caso vera, autentica, che si renderà necessaria all’indomani della fine di una pandemia che ha generato una crisi non solo sanitaria, ma anche economica, dalla quale, come sostiene Papa Francesco, non si esce mai uguali, meglio o peggio, e la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Ancora una volta, Bergoglio continua sulla strada tracciata sin dagli inizi del suo pontificato affrontando tematiche che investono la vita dell’umanità intera e che non mancheranno di dare adito a interpretazioni a uso e consumo degli abituali detrattori, sostenitori di un cattolicesimo integralista e formale che nulla ha a che fare con i principi fondamentali della fede cristiana.

Tematiche affrontate sempre volgendo il pensiero a tutta l’umanità, senza distinzione alcuna, ispirato anche a esponenti di altre religioni, come per l’enciclica Laudato Si’, stimolato, per sua stessa ammissione, dal Patriarca ortodosso Bartolomeo, e per la recente Fratelli tutti dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, per affrontare problematiche vaste quali la pandemia, la speculazione finanziaria, i muri, il mercato, il populismo, il debito estero, l’ONU e la Shoah. È stata anche questa un’ulteriore occasione per agitare quei settori tradizionalisti che lo definiscono il Papa comunista proprio per i temi oggetto dei suoi interventi, per l’accordo con la Cina e, stavolta, per aver affrontato in maniera più incisiva il grande tema di un’economia sostenibile.

Il fronte anti-Bergoglio, come da più parti sostenuto, avrebbe origine negli Stati Uniti con Steve Bannon e il cardinale Burke quali principali ispiratori di un discreto seguito all’interno delle mura vaticane e dell’ipotesi, non tanto campata in aria, di un complotto per indurlo a dimettersi, tanto da far dire a Papa Francesco, in risposta a un giornalista nel corso di una conferenza stampa in aereo, che le critiche aiutano sempre. Quando uno riceve una critica subito deve fare autocritica. Delle volte ti arrabbi, ma i vantaggi ci sono. E poi non sono solo degli americani, sono un po’ dappertutto, anche in Curia: quelli che le dicono hanno almeno il pregio dell’onestà.

Papa Francesco unico leader a non liquidare con il solo vaccino una pandemia, non soltanto sanitaria, che produrrà effetti ancora più devastanti se non si interverrà con una terapia capace di sovvertire un sistema economico e sociale non più sostenibile arrivato ormai al capolinea. Un sistema che necessita di scelte coraggiose partendo dalla consapevolezza individuale per la costruzione di una società più giusta, equa e solidale, come su quella stessa barca tutti chiamati a remare insieme, esortazione che, nell’immagine indimenticabile di quella sera piovosa e fredda di marzo in una Piazza San Pietro deserta e silenziosa, invocò la fine della pandemia trasmettendo un senso di solitudine ma, soprattutto, di speranza.

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