Una sera un amico mi dà l’idea per un sondaggio sul mio profilo Instagram dicendo una cosa all’apparenza divertente ma che successivamente mi ha fatto riflettere. Parlando di sesso, di salute, di vita sessuale in generale mi dice: “Se penso alla mia relazione con il sesso, mi viene in mente il titolo di un libro di Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più”.
Lì per lì abbiamo riso, ma una volta tornata a casa ho capito che dietro queste parole pronunciate con leggerezza c’era una sorta di malessere, di delusione. A pensarci, pare assurdo che un uomo adulto, sano, colto, di bell’aspetto e senza grandi difficoltà lavorative abbia espresso un simile pensiero, eppure – e grazie al mio sondaggio l’ho capito più profondamente – questa disillusione è più comune di quel che sembra. Si fa anche fatica ad ammettere di avere una vita sessuale inappagata o scarsa o inesistente. Si fa fatica ad ammetterlo con se stessi, figuriamoci con gli altri.
Così ho pensato di lanciare un sondaggio: se dovessi descrivere la tua vita sessuale con il titolo di un libro, quale sarebbe? Mi aspettavo una certa ritrosia, invece, come sempre, le persone hanno solo bisogno di uno spazio sicuro dove sentirsi libere di dire la verità senza il timore di essere giudicate, fraintese o prese in giro.
I risultati sono stati variegati: parlo di un campione di circa cinquanta utenti, alcuni dei quali hanno fornito o la stessa risposta o risposte simili. La tendenza comune a queste cinquanta persone, salvo alcune eccezioni, viaggia sull’ironica consapevolezza di avere una vita sessuale poco soddisfacente. Di primo acchito, si potrebbe cadere nella tentazione di dire che nessuno di loro faccia sesso o che lo faccia saltuariamente, insomma che non si viva una vera e propria vita sessuale costante e appagante. Poco soddisfacente però in base a quale parametro? Alla quantità? Alla qualità? Alle aspettative proprie e degli altri? All’influenza malefica che il porno attuale ha nel nostro immaginario, soprattutto quando si tratta di ragazzi/e giovani?
Credo che questi risultati, per quanto possano essere inaffidabili in termini statistici, siano uno specchio del modo in cui oggi viviamo la sessualità: siamo confusi, delusi, manchiamo di verve, ci sentiamo molto soli e, quando capita, usiamo il sesso per sopperire a queste mancanze.
Una manciata di persone, ad esempio, alla mia domanda ha risposto Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez oppure La solitudine del satiro di Ennio Flaiano; se seguiamo questo filone – quello della consapevolezza di essere soli, single o di non battere chiodo da tempo – posso anche menzionare altre risposte come L’uomo che guardava passare i treni di Simenon (con una sottile nota di rimpianto), Vita immaginaria di Natalia Ginzburg (nota ironica) e Dissipatio H.G. di Guido Morselli (nota rassegnata) laddove H.G. sta per “humani generis”, quindi metaforicamente un mondo di desolazione in cui è rimasta una sola persona che, per forza di cose, deve darsi all’autoerotismo.
Come si nota, anche in questi titoli si nasconde una vena d’ironia simile a quella che ho notato dietro al titolo del libro di Wallace. Probabilmente combattiamo i nostri problemi ridendoci e scherzandoci su, sempre che la solitudine nella vita sessuale sia un problema.
Restando sull’ironia, alcune risposte mi hanno davvero divertita: è il caso di Una serie di sfortunati eventi di Lemony Snicket (pseudonimo di Daniel Hadler) di cui esiste anche una serie Netflix; Il manuale delle magie del Mago Silvan (a una mia indagine più approfondita, pensando si riferisse ai miracoli, il mio interlocutore risponde dicendo che per lui il sesso è come un cilindro: viene fuori di tutto, mille sorprese); Il Vangelo secondo Gesù Cristo di Saramago, giustificando la scelta con la spiegazione di essere cresciuto in una famiglia ultracattolica e quindi il sesso era per loro un argomento tabù; Ventimila leghe sotto i mari + Viaggio al centro della terra di Verne (insomma, esplorando il corpo umano); Io e lui di Moravia, laddove la persona che mi ha risposto argomenta così: “Io e lui di Moravia vede il protagonista in balia dei capricci di lui, il suo membro. E per quanto il protagonista cerchi di vivere in modo quieto e dedito al lavoro, gli è impossibile perché lui si interpone e comanda. E impone al protagonista di accontentare ogni sua pretesa. Il protagonista sta lavorando, ma lui si mette in posizione eretta e non intende ragione. Un’esistenza sotto gli ordini del membro, ecco, mi sento come il protagonista di questo libro”. Infine, L’animale morente di Roth, che chiude in bellezza con una palese resa sul campo, della serie “sventolo bandiera bianca”, e il sempreverde inghippo del tradimento con Di noi tre di De Carlo.
Ci sono anche risposte che sostituiscono la solitudine o l’ironia con la delusione o una certa rabbia per come vanno le cose: è il caso di L’amore ai tempi del(la) col(l)era, sempre di Gabriel García Márquez, con variazione sul titolo; Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust; Grandi speranze di Dickens, lasciando intuire una certa nota arresa e/o di cauto ottimismo; Brevi interviste con uomini schifosi di Wallace, ancora una volta (nota amara e pungente); Non avevo capito niente di De Silva.
Non mancano le risposte piccanti, che fanno ben sperare sulla salute della vita sessuale del popolo italico: Porci con le ali di Ravera e Radice, libro cult degli anni Settanta (forse qualcuno dei miei interlocutori si diverte); Pasto nudo di Burroughs (mi viene in mente il film e il libro Trainspotting); Non ti muovere di Mazzantini e I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy, per un po’ di pepe bdsm (anche se su Non ti muovere ho chiesto se intendesse qualcosa di legale); Le madri non dormono mai di Lorenzo Marone (qui, alla mia battuta che Freud avrebbe avuto da dire, la persona che mi ha risposto mi sottolinea che ha una passione per le donne più grandi); In culo oggi no di Jana Černá (questo testo merita due parole, che riporto da una recensione molto interessante della rivista Andergraund: L’erotismo può essere qui vezzoso, morboso, bambinesco, così come può raggiungere vertiginose oscenità pornografiche. Non è mai, tuttavia, un parlar sporcaccione fine a sé stesso, perché la dimensione dell’eros ha un valore centrale sia da una prospettiva letteraria che da un’angolatura filosofica. Il risultato è perciò assai interessante). Infine Musica per organi caldi di Bukowski, il nostro caro Carletto, e una risposta particolare di un’utente donna che mi risponde menzionando La strada di McCarthy, spiegando che le piacerebbe, per qualche instante, trovarsi per strada nei panni di una prostituta.
Abbiamo poi, ovviamente, anche il versante romantico: Pornoromantica di Carolina Cutolo e il raffinatissimo Dei miei sospiri estremi di Luis Buñuel.
Tirando le somme, al di là della palese ironia che un contesto informale come quello in cui è stato svolto il sondaggio richiede, il sottotesto delle risposte davvero lascia emergere una disillusione, un qualcosa che manca nella salute dei rapporti, non solo di natura sessuale, ma in senso ampio. Una delle mie utenti più affezionate, ad esempio, lamenta che gli uomini vogliano sempre e solo fermarsi al sexting, salvo poi fuggire alla prima proposta di fare sul serio (e con serio intende dal vivo); molti invece pongono l’accento sulla difficoltà di trovare qualcuno con cui condividere la vita; altri che il porno odierno, soprattutto quello con cui i millennials sono cresciuti (porno di tipo performativo, irreale nella vita vera) abbia causato tanti problemi di ansia da prestazione, soprattutto negli uomini, e di oggettificazione del corpo della donna sul versante femminile; altri ancora che c’è poca sensibilità, se non nulla, sul sesso queer.
Insomma, pare che qui non ci sia trippa per gatti. Ma sarà davvero così? È utile parlarne, confrontarsi e anche, perché no, riderci su, sottolineando però che è innegabile una tendenza discendente per quanto riguarda il tema. E con tendenza discendente intendo dire che intrattenere un sano rapporto sessuale, che sia casuale o inscritto in un rapporto monogamo, non è per nulla semplice. Forse è a causa della difficile aria politica, forse è colpa del porno o dei social network, non sta a me fornire una risposta, ci sono dei professionisti per questo. Fatto sta che, oggi, fare semplicemente l’amore con qualcuno, sembra più complicato che andare su Marte con uno Space Shuttle.