Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.
È con una citazione di Pablo Picasso che vorremmo tradurre la sensazione che ha travolto il turista, l’appassionato o il semplice viandante che in questi giorni si è trovato a passeggiare tra le vie del centro di Roma e in particolare in via Margutta, una stradina ricca di gallerie d’arte e di ristoranti alla moda che anticamente ospitava botteghe artigiane e stalle, parallela di via del Babuino, strada che va da Piazza del Popolo a Piazza di Spagna.
Un’idea che è nata per incrementare l’arte tra le strade, per stupire e lasciarsi stupire dall’enorme varietà di opere che ogni anno vengono esposte in ben 100 stand di piccole e medie dimensioni. L’Associazione Cento Pittori Via Margutta, infatti, si pone sin dalla sua nascita l’obiettivo di essere un contenitore culturale e divulgativo per il pubblico romano. Essa detiene come fulcro l’arte in sé che si distacca da un’usuale concezione di pittura quale forma esclusiva di gallerie e musei, rendendosi accessibile e permettendo dunque a chiunque di comprendere lo stile e le sfaccettature di ogni singola opera, restando a chiacchierare con chi l’ha realizzata.
In ogni artista si evince la brama di discutere ed esprimere un parere riguardo le sue scelte, cercando di trasmettere, come in poesia, le proprie emozioni a chi guarda. I cosiddetti maestri d’arte, provenienti da ogni parte del mondo, per i quattro giorni della mostra – dal 17 al 20 ottobre – hanno trascorso le loro giornate a illustrare i lavori ai visitatori, commentando con gli interessati i paesaggi e le immagini più e meno astratte, con una particolare attenzione agli stili delle singole opere, alle tonalità dei colori usati e alle scelte tecniche. Una varietà che è improbabile trovare altrove.
Un’arte di strada e in strada che ha reso viva e vivace la storica via del centro, divenendo un punto di apertura e di incontro per le nuove voci contemporanee. L’associazione ha messo in interrelazione sia i linguaggi espressivi che si ispirano alle grandi opere della classicità sia quelli più astratti e innovativi, dando spazio a nuove forme di talento di pittori appassionati e di altri conosciuti all’interno del patrimonio artistico e culturale, sia locali che internazionali.
La scelta della posizione nella quale è stata collocata la mostra non è casuale (celebrata, tra l’altro, da Federico Fellini, regista e sceneggiatore italiano): essa nasce precisamente nel lontano autunno del 1953, per iniziativa di alcuni artisti, fra i quali ricordiamo Gino Zocchi, Giovanni Omiccioli, Angelo Urbani del Fabretto, che nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale si riunirono per dare un po’ di colore ed estro alla storica via che, sin dal Rinascimento, riserba il fascino di un’area a sé stante, distaccata dalla città e priva delle contaminazioni della modernità, per questo rifugio di pittori, scultori, poeti e artigiani.
Gli artisti da tutta Europa cominciarono, pertanto, ad acquistare qui case e ad allestire le proprie botteghe, una caratteristica che si ricorda alla vista della Fontana delle arti progettata nel 1927 dall’architetto Pietro Lombardi, con un particolare basamento triangolare, sormontata da un secchio e dei pennelli in riferimento alla pittura e due mascheroni, uno sorridente e l’altro triste allo scopo di menzionare il carattere ambiguo di ogni artista.
Fra le personalità predominanti che abitarono in via Margutta, ricordiamo anche Pablo Picasso, il quale vi si trasferì durante il suo primo viaggio in Italia. Il pittore ha lasciato un segno indelebile nell’arte contemporanea per essere stato precursore, insieme a Georges Braque, del Cubismo che si caratterizza per composizioni di ampio respiro e dimensioni in risalto su uno sfondo convenzionale e poco definito – uno stile molto imitato anche da alcuni dei 100 artisti presenti – e apprezzato da coloro che in onore del novantesimo anniversario del suo viaggio hanno raccontato attraverso fotografie, sculture e dipinti l’attività del celebre maestro durante gli anni romani.
Passeggiando per via Margutta, nei giorni dedicati esclusivamente alla mostra, abbiamo quindi notato come ogni artista avesse qualcosa da dire e da rivelare, cercando di distinguersi e affermare la propria personalità. L’associazione, infatti, tende a sensibilizzare e andare a fondo nell’animo del passante cercando di infondere l’amore, oggi un po’ dissolto, per le arti, la cultura e la poesia che si evidenzia attraverso la tempera e i colori vivi e intensi. I quadri contemporanei, oltre alle semplici opere raffiguranti il già visto dei dipinti classici, si pongono nella loro originalità e innovazione, con la presenza di immagini mentali, volti stanchi, giovani donne, nudi posti nella minuziosità dei dettagli, andando contro ogni canone ed esaltando uno stile libero e casuale.
Perché, come sosteneva Henry Ward Beecher, ogni artista intinge il pennello nella sua anima, e dipinge la sua stessa natura nelle sue immagini.