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And after all, you’re your own Wonderwall

Sarah Brandi di Sarah Brandi
30 Giugno 2021
in Rubriche
Tempo di lettura: 5 minuti
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Un vecchio magazzino vuoto, un pagliaccio che entra e mette su un vinile, un antico giradischi da cui inizia a diffondersi una musica malinconica e nostalgica generata da una chitarra. È questa la sequenza che apre il video interamente in bianco e nero di Wonderwall, una delle più famose, per non dire la più celebre, canzone dagli Oasis, band mancuniana in attività dal 1991 al 2009. Composto da Noel Gallagher, contenuto nel secondo album del gruppo, (What’s the Story) Morning Glory?, e pubblicato come singolo per la prima volta il 30 ottobre 1995, il brano prende il titolo da un album dell’ex Beatle George Harrison, intitolato per l’appunto Wonderwall Music.

Interpretare e tradurre Wonderwall – originariamente intitolata Wishing Stone – è davvero difficile poiché, in realtà, il suo senso effettivo è avvolto nel mistero e la parola che le dà il nome è priva di senso reale. Tuttavia, ascoltando e analizzando i versi cantati dalla voce graffiante del più piccolo dei fratelli Gallagher, Liam, il significato del pezzo diventa chiaro e tangibile. Il testo si apre con una strofa in cui il compositore sembra dialogare con se stesso:

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Oggi sarà il giorno

In cui ti verrà data di nuovo un’opportunità

Per ora dovresti, in qualche modo

Realizzare cosa devi fare

Non credo che nessun altro

Si senta come mi sento io per te ora

Cercare le parole giuste: è questo che fa Noel, forse mentre percorre la strada che lo porterà all’appuntamento con un essere speciale. Il musicista sembra rivolgersi a sé, cercando di convincersi che è il momento di dar voce a ciò che gli rimbomba nella mente e su cui rimugina da molto tempo: per lui è giunto l’istante perfetto di confessare a quella persona per la quale crede di sentire sentimenti unici ciò che da sempre tiene sotterrato nel cuore.

Il battito è tornato, per le strade si diceva

Che quel fuoco nel tuo cuore si è spento

Sono sicuro che tu lo avessi già sentito dire prima

Ma non avevi mai avuto veramente dei dubbi al riguardo

Non credo che nessun altro

Si senta come mi sento io per te ora

E tutte le strade che dobbiamo percorrere sono tortuose

E tutte le luci che ci guidano sono accecanti

Ci sono molte cose che vorrei dirti

Ma non so come

Ora Noel le è davanti e comincia la sua premessa: lo sa che è stata ferita in passato, che le relazioni che ha avuto l’hanno distrutta e che le sue parole potrebbero spaventarla, ma nessuno prima di lui ha provato per lei questi sentimenti. Lo sa che il cammino che li aspetta insieme non sarà semplice, che ci saranno giornate difficili in cui litigheranno e vorranno mollare tutto e, allo stesso modo, sa che non è possibile sapere come sarà il loro futuro insieme. L’unica cosa di cui è consapevole è che quello che prova è così immenso, così complicato e contraddittorio che non riesce a contenerlo in poche frasi.

Perché forse

Tu sarai quella che mi salverà

e dopo tutto

Tu sei il mio muro delle meraviglie

Le parole stanno arrivando. Pian piano, il protagonista sta riuscendo a tradurre in lettere ciò che prova: lui ha bisogno di lei, di come lo fa sentire, di ciò che gli fa provare. Lei, con il suo modo di parlare e scherzare, potrà salvarlo da quella solitudine che lo sta silenziosamente logorando. Con la sua semplicità e leggerezza, potrà tirarlo fuori dalla trappola dei suoi pensieri, rendendolo la persona che vorrebbe e sa di essere, pur non essendolo mai stato. Perché è con lei che vuole passare ogni suo momento, è lei che gli appare davanti ogni volta che chiude gli occhi ed è a lei che sempre vanno a finire i suoi pensieri durante i loro vagabondaggi. Perché, dopotutto, è lei il suo muro delle meraviglie.

Nella seconda parte della canzone, il re del Britpop riprende i concetti già espressi e verso la fine non fa che ripetere ancora e ancora che, forse, sarà il suo muro delle meraviglie a salvarlo. In pochi semplici versi, gli Oasis riescono a esprimere perfettamente il significato della parola Wonderwall, che altro non è che quella persona, vuoi che sia un amante o un amico, nella cui presenza riponiamo la speranza della nostra salvezza, che si trasforma in quell’ancora che ci riporterà a galla dall’abisso in cui da lungo tempo nuotiamo. Wonderwall, infatti, è la perfetta canzone d’amore, quella che descrive le farfalle nello stomaco, la voglia di sentire costantemente nominata il proprio amato, la semplice aspettativa che l’oggetto dei nostri desideri diventi il rifugio in cui scappare dal disastro che siamo.

In un’intervista a Rolling Stone del 1996 Liam Gallagher ha spiegato cosa significasse per lui questa straordinaria parola: A Wonderwall can be anything. It’s just a beautiful word. It’s like looking for that bus ticket, and you’re trying to fucking find it, that bastard, and you finally find it and you pull it out, ‘Fucking mega, that is me Wonderwall. Con il suo modo di fare un po’ rude e con poche semplici, dirette parole, ha come suggerito ai suoi fan di andare oltre quel significato così manifesto della hit. In un certo senso, quello che Our Kid ha voluto fare, forse stanco di cantare d’amore, è stato suggerire che in questa melodia così dolce e in questi versi tanto significativi, si nasconde qualcosa di sbagliato: l’incoraggiamento a sperare che siano gli altri ad aggiustarci.

Con il più giovane dei Gallagher il muro delle meraviglie da una persona speciale viene mutato in un semplice biglietto per prendere il bus, un biglietto che in realtà diventa metafora per un concetto un po’ più concreto: il muro delle meraviglie può essere qualsiasi cosa che riesce a farci stare bene in un istante preciso della nostra vita. Forse un disco, forse un concerto, forse un libro o quel film che vediamo e rivediamo fino a saperne a memoria le battute, forse quella foto di noi da bambini che ci ricorda cosa significhi essere felici, forse andare in macchina con il nostro migliore amico, il gatto che ci salta improvvisamente sulle gambe, una passeggiata al sole o quel viaggio che tanto aspettiamo.

Il Wonderwall di cui tutti abbiamo bisogno è quel muro costruito giorno dopo giorno fatto di tutte le nostre passioni, di tutti gli affetti che scegliamo di avere vicino, di tutti i nostri gesti e i nostri sorrisi, ma anche delle nostre paure, delle nostre ansie e dei nostri difetti. La verità, forse, è che il Wonderwall che tutti cerchiamo è davvero una persona, ma non quella che crediamo, non quella che fa irruzione improvvisamente nella nostra vita, quella che ci sembra che ci stia salvando, ma nessun’altra che colei ci sta vicino dal momento in cui nasciamo e che non ci abbandona mai, quella che spesso abbiamo odiato, ma di cui a volte siamo anche stati fieri, la persona di cui conosciamo ogni difetto e di cui raramente riusciamo a scorgere i pregi, quella che vediamo ogni volta che ci guardiamo allo specchio. Nessun altro che noi. Perché, after all, you’re your own Wonderwall.

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