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Al Blu di Prussia con Alessandro Busci e la sua nuova personale “Iron&Ivory”

Redazione di Redazione
18 Ottobre 2018
in Appuntamenti
Tempo di lettura: 3 minuti
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Contributo a cura di Maria Carla Tartarone

È l’undicesimo anno per la Galleria Al Blu di Prussia e per gli amici numerosi che partecipano entusiasti alle iniziative di Beppe Mannajuolo e del suo direttore Mario Pellegrino. Nuovamente troviamo il pittore Alessandro Busci a mostrarci, grazie alla sua pregiata tecnica in smalto su acciaio corten, la propria visione dei luoghi. Dopo aver esposto già le sue opere con Milano-Napoli nel febbraio 2012, nel novembre 2014 è tornato con Fuoco su Napoli, confermando l’uso del corten e del rame come base delle sue pitture, nonché il suo dipingere ispirato all’espressionismo astratto dei pollockiani (Cliffon Still, Willelm de Kooning, Robert Motherwell, Hans Hartung), approfondendo la conoscenza delle strade e degli scorci napoletani con colori caldi rugginosi, in cui predomina il rosso.

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Oggi, in Galleria con Iron&Ivory, ci mostra tre opere dipinte su carta, delicate nella stesura, e più di trenta opere elaborate su acciaio corten che riempiono lo spazio espositivo, un prevalere di soggetti ispirati alla natura. Importante è sempre la ricerca dei colori applicati non diversi dalle mostre precedenti in cui sono prevalsi forti contrasti, dovuti agli antichi luoghi rappresentati. Il pittore introduce nelle sue tele, con decisione, il bianco in varie sfumature e giochi di luce, rinnovando le visioni della natura, spoglia di agglomerati urbani, negli alberi preferiti, le betulle.

Nato nel 1951 a  Milano, Alessandro Busci inizia la sua carriera d’artista esponendo nel ’99 nella Galleria di Antonia Jannone, che lo segue tuttora, Acqua sporca. Luce marrone in cui già si intuiscono le sue preferenze nei soggetti naturali. Privilegi confermati nelle successive mostre presso Palazzo Cicognara a Busto Arsizio, nell’esposizione a Strasburgo nel 2001 e nuovamente nella Galleria di Antonia Jannone Steel Life nel 2002. Nello stesso anno, a Venezia, vince il primo premio partecipando a La Fenice des artistes. Il suo percorso si arricchisce con le mostre in collettive nel 2003 a Bordeaux e nel 2004 a Genova, ai Magazzini del Cotone. Ancora nel 2006 a Cremona è presente nella collettiva Nuovo Romanticismo e nella personale Vespertine. Dal 2008, invece, comincia a utilizzare il corten e il rame come base per le sue immagini e i suoi colori: distende al suolo il foglio di metallo e vi dipinge con grossi pennelli, talvolta cinesi o giapponesi mostrando di conoscere e avvicinarsi anche all’arte orientale. I soggetti sono i paesaggi che più lo attraggono rappresentati in un espressionismo coinvolgente, che in particolare scopriamo nelle rappresentazioni napoletane, ma anche quando nel 2012 Flavio Caroli lo chiama al Museo Maga di Gallarate insieme a Omar Galliani per la mostra Un passaggio di generazione.

Che il pittore continui ad amare i luoghi di Napoli, invece, lo vediamo Al Blu di Prussia dove nel fondo della Galleria può ammirarsi un grande affresco del 2018, 151×240, raffigurante Castel dell’Ovo, in cui i colori distesi su acciaio corten, rugginosi, lasciano molto spazio ai bianchi e anche agli azzurri sempre amati. Troviamo ancora una tufacea Napoli arancio, 80×80, e una Napoli rosa, 80×80, la strada erta che da Santa Lucia va verso la villa di Lamont Yung e verso Pizzofalcone: opere anch’esse segno dell’amore che il pittore prova per le vie della città partenopea.

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