La violenza ai danni del personale sanitario è un fenomeno sistemico che coinvolge tutta Italia. Tra le misure del governo contro le aggressioni arriva l’arresto in differita per gli autori di violenza. Noi, d’altro canto, abbiamo già analizzato molte volte il fenomeno e continueremo a farlo anche quando gli attacchi, perpetrati nei luoghi di cura, non infiammeranno più le cronache nazionali. Dopo il caso di Foggia, si sono susseguiti altri casi al limite del degrado umano, ma le aggressioni nei pronto soccorso e negli ambulatori sono ormai all’ordine del giorno.
Medici, infermieri e operatori sanitari si trovano, sempre più frequentemente, ad affrontare episodi di violenza verbale e fisica da parte di pazienti o familiari. Questo mette a rischio sia la loro sicurezza che il corretto svolgimento delle cure. Quasi come se nel momento del bisogno essi rappresentassero un ostacolo e non la soluzione. La professione più colpita dalle aggressioni è quella degli infermieri (il dato però va rapportato alle consistenze nell’intero personale, in cui gli infermieri rappresentano i professionisti più numerosi), seguita da medici e operatori socio-sanitari. Le aggressioni possono avere conseguenze rilevanti su chi le subisce, causando stress, ansia e sindrome da burnout.
Quante strutture attivano servizi di supporto psicologico destinati alle vittime fornendo loro un sostegno adeguato ad affrontare il trauma subito? Quante aziende sviluppano programmi di benessere lavorativo che mirano a prevenire il disagio psichico derivante da un ambiente particolarmente stressante e a rischio di violenza?
Le aggressioni avvengono specialmente nelle aree di pronto soccorso, setting con alti carichi di lavoro. Qui i lunghi tempi di attesa o l’insoddisfazione per le cure ricevute portano alcuni pazienti o familiari a perdere il controllo. Sono segnalati anche episodi di violenza nei reparti psichiatrici o in contesti in cui la tensione emotiva è particolarmente alta.
Torniamo alla nuova proposta del Ministro della Salute Orazio Schillaci che prevede l’arresto, anche in differita, per chi aggredisce il personale sanitario. Se le forze dell’ordine non intervengono direttamente sul luogo e nel momento dell’aggressione, è possibile raccogliere prove attraverso testimonianze, filmati di telecamere o altri elementi. La flagranza differita consiste nell’arresto dell’autore del reato a 48 ore dall’episodio se in possesso di testimonianze video e foto.
Questa proposta mira a contrastare gli episodi di violenza, specialmente quando avvengono in circostanze in cui non c’è la possibilità di un intervento immediato delle forze dell’ordine. La misura può essere utile nei casi in cui l’aggressore riesca a fuggire prima dell’arrivo delle autorità. Le telecamere di sorveglianza installate nelle aree critiche delle strutture sanitarie permetteranno di documentare le aggressioni e fornire prove concrete per identificare e arrestare gli aggressori.
Quanto funzionano le misure deterrenti?
Sapere che anche in assenza di un arresto immediato si può comunque essere puniti potrebbe scoraggiare comportamenti violenti. Il focus, tuttavia, dovrebbe restare sull’affrontare le cause alla radice delle aggressioni. Parlo del sovraffollamento nei pronto soccorso, i lunghi tempi di attesa e la mancanza di personale, che spesso alimentano la frustrazione dei pazienti e dei loro familiari. Le misure preventive, come un miglioramento dell’organizzazione e della comunicazione tra medici e pazienti, potrebbero contribuire a ridurre il numero di aggressioni.
Non è più tempo di parole. Non è più tempo di strumentalizzare i disagi del personale sanitario senza una reale volontà di risolvere le problematiche. È ora di dire basta alla convivenza con la paura.