Se si cerca sul dizionario la voce guerra, tra le accezioni che si possono trovare ve n’è una che viene più volte data prima delle altre: lotta armata fra Stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici, non ammessa dalla coscienza giuridica moderna. In tale definizione un requisito dello stato bellico viene messo in evidenza su tutti, quello che implica una lotta armata. Ma allora come è possibile che durante la Seconda Guerra Mondiale ci fu un uomo che senza far ricorso ad alcuna arma riuscì a combattere e salvare la vita di numerosi compagni? Colui che riuscì in questa impresa fu Desmond Doss, primo obiettore di coscienza dell’esercito americano a essere insignito con la Medaglia d’Onore del Congresso.
Nato a Lynchburg, in Virginia, il 7 febbraio 1919, da William Thomas Doss e Bertha E. Oliver, secondo di tre figli, Desmond sin da piccolo mostrò la sua anima compassionevole, tanto che quando era appena un bambino camminò per due volte per 5 miglia solo per donare il sangue a una donna che aveva fatto un incidente e di cui aveva avuto notizia alla radio. All’entrata degli USA nella Seconda Guerra Mondiale, lasciò il suo lavoro in un cantiere navale per arruolarsi nell’esercito. Tuttavia, il fatto che si rifiutasse di impugnare qualsiasi arma – sia per la sua fede nella dottrina della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno sia per un episodio della giovinezza che aveva coinvolto il padre e una pistola – lo portarono a essere designato con la sigla 1A0, che lo classificava come obiettore di coscienza, un’etichetta che poco amava. Il suo non imbracciare un fucile, tuttavia, non significò che il giovane non fosse pronto a combattere per la patria.
Le sue convinzioni religiose portarono non pochi problemi a Desmond mentre si addestrava per la guerra: i suoi compagni e i suoi superiori non vedevano di buon occhio la sua scelta di non usare armi per la difesa. Il ragazzo, infatti, veniva visto come un peso inutile, da eliminare. Numerosi furono gli atti di bullismo che dovette subire: tutti si rifiutavano di stare in sua compagnia, la sera gli lanciavano oggetti quando lo trovavano a pregare. In maniera polemica fu vista soprattutto la possibilità concessagli di non lavorare il sabato come prescritto dalla sua religione. In particolare, uno dei suoi superiori gli negò qualsiasi permesso di visita alla famiglia e alla moglie, le cui lettere erano l’unica consolazione per Desmond, un provvedimento che venne revocato solo grazie all’intervento del padre del soldato, che dimostrò quanto la richiesta del figlio fosse lecita.
Nonostante le sue disavventure, nell’esercito Doss riuscì ad avverare il suo desiderio di diventare un medico. Questa dote nell’arte della medicina e la ferma convinzione che tutte le vite terrestri avessero il diritto di esistere, persino quelle degli animali (era vegetariano), gli permisero di salvare innumerevoli commilitoni. Specialmente durante la battaglia di Okinawa, quando con la sua sola forza fisica e l’aiuto di una corda riuscì a portare in salvo dai rivali giapponesi innumerevoli soldati americani, calandoli dalla scarpata di Medea. Tuttavia, leggenda narra che il coraggioso uomo non solo salvò i suoi compagni, ma anche alcuni guerrieri dell’esercito avversario.
Fu proprio grazie a questa impresa che Desmond ottenne definitivamente il rispetto degli altri soldati e fu insignito della Medaglia d’Onore dal Presidente Truman, che lo premiò pronunciando le seguenti parole: Sono orgoglioso di te, te lo sei veramente meritato. Io considero questo un onore più grande di quello di essere Presidente.
Sconosciuto ai più, Doss ha conquistato la popolarità meritata da circa due anni anche grazie al film biopic Hacksaw Ridge (2016) diretto da Mel Gibson, che racconta quasi del tutto fedelmente la storia del grande obiettore, interpretato dal talentuoso Andrew Garfield. La pellicola e un documentario diretto da Terry Benedict hanno permesso di far conoscere a tutti il coraggio di quest’uomo che riuscì a conciliare i suoi ideali, la fede in Dio e l’amore per la patria, dimostrando che è possibile vincere una battaglia evitando di danneggiare vite altrui.